FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Tommassini, una vita controcorrente: "I diritti gay? Siamo ancora indietro"

Lo stilista che ha fondato l’Arcigay nazionale e quella aretina sul no del governo alla dichiarazione Ue "Scelta che mi aspettavo: la vera svolta è equiparare le unioni civili ai matrimoni. Vannacci? Dice banalità".

Tommassini, una vita controcorrente: "I diritti gay? Siamo ancora indietro"

Tommassini, una vita controcorrente: "I diritti gay? Siamo ancora indietro"

Una vita condivisa da oltre 48 anni con Edoardo Marziari, sposato nel 2016, e l’orgoglio nel rivendicarlo: "Scriva pure che sono frocio e non un appartenente alla comunità Lgbtqi+, una sigla che ha poco senso e in cui non mi riconosco". Lo stilista Bruno Tommassini ha fondato l’Arcigay nazionale nel 1985 e quella di Arezzo 15 anni fa, è stato presidente di Federmoda Cna ed è stato anche assessore del centrosinistra a Marciano. Con lui un’intervista è un viaggio senza inizio e senza fine tra aneddoti e riflessioni sul tema dei diritti in un Paese che, pochi giorni fa, non ha firmato la dichiarazione Ue per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità omosessuali e transessuali.

Tommassini, cosa pensa di questa scelta?

"Non mi stupisce se pensiamo alle posizioni della ministra Roccella e della premier Meloni. Dire che il documento vuol promuovere la teoria del gender, che a ben vedere non significa nulla, è semplicemente una stupidaggine. Siamo in pieno clima da campagna elettorale ma con questo approccio in Italia non ci sarebbero non solo le unioni gay ma nemmeno il divorzio. Un passo indietro che significa non avere idea di cosa succede nel Paese reale in cui io da quasi mezzo secolo convivo e sono legato all’uomo che amo".

L’omofobia resta un atteggiamento difficile da estirpare.

"Le racconto una vicenda che riguarda mia mamma: andava a fare la spesa e la signora alla cassa ironizzava sulla mia condizione: ‘come sta Bruno?’, ‘che fa Bruno?’, ‘si è fidanzato Bruno?’. Dopo tanti anni mia madre si prese la soddisfazione di risponderle che io ero legato felicemente a un uomo ma che suo figlio, etero, nel frattempo si era separato. Essere dichiaratamente gay in quegli anni, in una paese di provincia come Bettolle, non era per niente facile. Oggi qualcosa è cambiato, ormai stiamo insieme da una vita e non vediamo la differenza tra noi e le altre coppie, tra la nostra relazione e quelle che Vannacci considera normali. Ma capisco la difficoltà che ci può essere nello scendere in piazza e dichiararsi gay...".

A proposito di Vannacci, cosa pensa delle sue posizioni?

"Dice e scrive grandi banalità, non solo sull’omosessualità. Credo che sia soprattutto responsabilità della sinistra averlo eletto a nemico pubblico numero uno. Questo gli ha fatto solo pubblicità tanto che si è pure candidato alle Europee: la sinistra pensa di avere il monopolio sui temi dei diritti ma spesso si fa autogol clamorosi come in questo caso".

A che punto siamo nella nostra provincia nella lotta per i diritti?

"Credo che non ci siano grandi differenze rispetto al resto d’Italia anche se è chiaro che in una città di provincia sia più complicato vivere la condizione di essere omosessuali".

Cosa si dovrebbe fare secondo lei per migliorare la situazione dei gay nel nostro Paese?

"Sostenere ogni giorno una pacifica battaglia per un mondo migliore, fatto di uguaglianza e di rispetto delle diversità, anche grazie al nostro lavoro e alla nostra arte. Con Edoardo ci siamo sposati ma non avevamo bisogno di dichiararci amore, stavamo insieme da quaranta anni: la cosa che mi urtava era la mancanza di garanzie e di tutele. Io non ho eredi, lui ha fratelli e nipoti, che sono anche i miei cognati e i miei nipoti. Credo che ci sia da impegnarsi per una perfetta equiparazione al matrimonio tra eterosessuali. Questa sarebbe davvero una svolta da Paese civile e moderno".