Determinato, focalizzato sul futuro. Filippo Tortu è chiamato a un anno impegnativo come pochi, eppure, a testa alta non si nasconde e svela i propri obiettivi per la nuova stagione. Non ha paura a farlo, del resto è lui il primo a non accontentarsi.
Che voto darebbe al 2023? "Un 7, per l’atletica un 6 e mezzo: media tra un nove e un quattro. Nove con la staffetta e quattro a livello individuale".
Avete un calendario fitto di impegni…
"Purtroppo, essere al top per ogni evento è impossibile. Non si possono avere così tanti picchi di forma in una stagione. Dovremmo arrivare pronti di testa. I due appuntamenti più importanti sono l’Europeo e le Olimpiadi. Il primo non può essere paragonato ai Giochi Olimpici, se non quando è in casa, visto che è in Italia, per me diventa quasi più importante. Gli obiettivi che mi pongo da solo sono più grandi di quelli che arrivano dall’esterno. Nessuno ha aspettative più alte di me. Non sento il peso. Abbiamo vinto l’Olimpiade e non dobbiamo per forza rivincerla perché altrimenti direbbero che è stato un fallimento". Sui suoi social usa la frase “Prima la direzione poi la velocità” in che direzione va?
"In quella giusta, mi sembra. Mi sto allenando tanto e bene. È presto, ma inizio a vedere qualcosa di buono. Sto cercando di correre più rilassato, cosa che l’anno scorso non mi riusciva". È concentrato solo sui 200 metri?
"Sì, è la specialità su cui mi sto preparando e su cui penso di poter esprimere il mio potenziale. È quella su cui proverò a raggiungere i risultati più importanti. Per i 100, non li ho abbandonati. L’anno scorso non sono riuscito a farne tanti quanto avrei voluto perché abbiamo dovuto correre tante volte la staffetta per provare a qualificarci. Ho fatto, prima dei mondiali, quattro gare con la 4x100 e tutte sarebbero state quattro volte i 100. Nel 2024, l’unica possibilità di qualifica per la staffetta sarà a maggio, come prima gara, avrò più tempo di farli".
Che potenzialità avete?
"Posso dire ciò che possiamo raggiungere: vincere gli europei e le Olimpiadi con staffetta e nella gara individuale, l’europeo e arrivare in finale nei 200 a Parigi. Non voglio peccare di arroganza. Ognuno si pone traguardi, spesso molto complicati, poi è la stagione a dire come va. Ci sono squadre più forti di noi, ma andremo a diferere il titolo".
Jacobs è all’estero, altri spesso vanno via…
"Capita che ognuno prenda delle scelte sul proprio modo di allenarsi. È normale. Se si pensa a una squadra di calcio molte volte cambia più di un allenatore all’anno, succede anche a noi. È difficile fare tutto la carriera con lo stesso coach".
Ha mai pensato di andare via o cambiare allenatore? È seguito da suo padre…
"Il fatto che sia allenato da mio padre non è una cosa che ricordo. Quando lavoriamo e sono in pista è il mio allenatore, non lo vedo come mio padre. Lo reputo un grande tecnico e mi trovo bene. Ho ottenuto ottimi risultati, non ho mai avuto il minimo dubbio. Ho pensato di andare va, ma temporaneamente".
In vista dei Giochi c’è qualcuno per cui tifa?
"Per tutti gli italiani, se devo scegliere uno non è facile. Mi piacerebbe che Gimbo (Tamberi, ndr) vincesse un’altra volta. È una cosa che non ha mai fatto nessuno (nel salto in alto, ndr) sarebbe straordinario".