"Quando si parla di moda in crisi il riferimento non è solo ad abbigliamento, calzature e accessori, ma a un vero e proprio pianeta dell’indotto, un tessuto satellite fatto di piccole e medie imprese dei settori più disparati che nel tempo si sono affiancate come supporto alle realtà del fashion". E’ sintetizzata nelle parole di Maurizio Baldi, presidente di Confartigianato Arezzo, la difficoltà di circoscrivere in maniera univoca il cammino improvvisamente in salita di un comparto ritenuto locomotiva per l’economia della provincia aretina, con il Valdarno a far da traino. Appare riduttivo, allora, il segno meno del 5,5% nel saldo tra nascita e morte delle aziende del settore certificato nel terzo trimestre 2024. "E’ un numero che riflette soltanto una parte della questione – riprende Baldi – e non esprime in pieno le criticità di una vera e propria moltitudine di imprenditori coinvolti: dalla galvanica che produce accessori per le griffe, alle aziende del legno arredo riconvertite nella produzione di vetrine allestite in tutto il mondo, dalla tipografia, alla logistica, dalle ditte di pulizie ai manutentori agli elettricisti. Il nostro comprensorio ormai da anni ha registrato un significativo sviluppo a sostegno del manifatturiero. Per gradi la galassia è cresciuta e si è specializzata, ma è chiaro che fermandosi la moda i contraccolpi negativi sono preoccupanti".
Basti pensare che nella valle una famiglia su quattro ha una persona impiegata nella filiera. "E’ un problema diffuso nell’intera provincia perché le imprese sono collegate come attività merceologica e collaborazione". Un quadro tutt’altro che rassicurante se non saranno attivate azioni concrete di tutela. "La nostra è la segnalazione di una crisi che permane da oltre un anno – sottolinea il presidente aretino di Federmoda Cna Paolo Pernici – e che si protrarrà purtroppo anche nel 2025. Chiediamo da mesi interventi alla Regione e al Governo centrale in termini di riattivazione delle misure straordinarie prese durante il Covid: il prolungamento della cassa integrazione in deroga a beneficio delle imprese che hanno terminato le ore disponibili per aver subito per prime le conseguenze della frenata e una moratoria sui mutui garantiti. Del resto le aziende si erano già indebitate in occasione della pandemia e ora il rimborso delle rate diventa un peso insostenibile". La congiuntura negativa è palpabile e quasi con cadenza quotidiana, segnalano le associazioni di categoria delle Pmi, si moltiplicano le richieste di aiuto. Da qui la necessità di un lavoro corale delle istituzioni per salvaguardare il Made in Italy e tutelare nel suo complesso una filiera che occupa moltissime persone.