Venivano tre mesi in Italia per ragioni turistiche, così dicevano. Ma di visite a musei e assaggi enogastronomici neppure l’ombra. In Valdichiana, dov’era la base logistica della banda che gestiva lo spaccio di cocaina sgominata dalla polizia, trovavano sì un ’pacchetto chiavi in mano’ ma non per fare vacanze quanto per spacciare. Finti turisti, in realtà pusher. Vitto e alloggio, un’auto da utilizzare a cui veniva assicurato che fosse in condizioni di viaggiare ed un telefono per prendere le ordinazioni dove già trovavano la lista dei clienti di cocaina e hashish. Dopo 90 giorni, per non destare sospetti, scaduti i tre mesi consentiti di permanenza tornavano in Albania e davano loro il cambio new entry dal paese delle Aquile che raccoglievano il ’testimone’, ossia il telefonino. Tutto collaudato, andava avanti da lungo tempo, forse addirittura dal 2019. Poi due arresti per droga nel comune di Montepulciano, in rapida sequenza nell’anno del lockdown: presentavano troppe assonanze i casi. Così la squadra investigativa del commissariato di Chiusi-Chianciano ha seguito il filone che ha portato, spiega il pm Siro De Flammineis che ha coordinato l’inchiesta in sinergia con il collega Antonino Nastasi della Distrettuale antimafia di Firenze, a sei misure cautelari (5 eseguite, un sesto uomo era forse tornato in Albania), tutte in carcere per associazione a delinquere finalizzata al trasporto, al commercio, alla vendita e all’illecita detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Un solo arresto in Valdichiana, gli altri a Passignano sul Trasimeno dove le macchine della polizia venerdì non sono passate inosservate. Cinque gli obblighi di dimora disposti dal gip di Firenze Giampaolo Boninsegna (solo tre eseguite) che riguardavano anche due donne, una che vive nel comune di Montepulciano mentre l’altra abita nella zona di Cortona.
"Si occupavano dello smercio al dettaglio", spiega il sostituto De Flammineis, confermando che "c’era anche un legame sentimentale" con componenti del gruppo. Tutti di origine albanese, a parte la donna aretina, di età compresa fra i 20 e i 30 anni. La banda è stata intercettata al telefono e anche con ambientali, sono state piazzate telecamere nei luoghi dove nascondevano la droga, di solito in campagna, vicino a degli olivi, lontano dalle abitazioni in maniera tale che non fossero riconducibili ai componenti dell’associazione.
La droga finiva in particolare nella Valdichiana aretina e, soprattutto a Cortona, Foiano e Castiglion Fiorentino.