Arezzo, 20 settembre 2018 - "Ci sono due persone a terra all'Archivio di Stato: è una fuga di gas". E' l'allarme che scuote la mattinata e scatena la mobilitazione intorno agli uffici. Siamo in cima al Corso, sopra la Pieve, in piazzetta del Commissario, di fronte ad una delle strade che portano verso piazza Grande. Poi il tragico annuncio: i due dipendenti sono morti, si chiamavano Piero Bruni di 59 anni e Filippo Bagni di 55, entrambi residenti ad Arezzo. Inutili i tentativi di rianimazione fatti sia sul posto che al pronto soccorso. Il ferito risiedeva a Bucine ma le sue condizioni non sono preoccupanti.
LO SVILUPPO. Le prime notizie parlavano di due intossicati, uno dei quali grave. In pratica la fuga di gas dovrebbe essere partita dal sistema antincendio, al cui interno ci sono sostanze del tutto inodori: una su tutte l'argon.
Gli impiegati erano già tranquillamente al lavoro ma è suonato l'allarme che per l'appunto indica principi di incendio o fughe di gas. Andando a controllare due impiegati sono caduti a terra privi di sensi.
Sul posto subito vigili del fuoco, 118 con ambulanza e automedica e polizia locale. Allertato il Pegaso. E' stata tentata la rianimazione di uno dei due intossicati direttamente sul posto, mentre l'altro è stato portato al Pronto Soccorso, entrambi comunque dati subito in condizioni gravissime.
Sia l'ambulanza che il Pegaso si erano posizionati al Prato e da lì hanno raccolto i feriti per il trasferimento veloce nei centri sanitari. Bloccato il traffico viale Buozzi nel tratto che va dal Duomo allo chalet del Prato: oltre ai mezzi di emergenza è consentito il transito solo degli autobus.
LA POSSIBILE DINAMICA. Che sia stato un allarme antincendio o no sarebbe suonato l'allarme interno alla palazzina. A quel punto i tecnici addetti hanno provato ad intervenire da remoto, quindi dal computer, per capire cosa fosse successo. Ma l'allarme ha continuato a suonare. Nel momento di aprire una delle porte di accesso ai sofisticati sistemi antincendio, e che tra l'altro era stato revisionato appena venti giorni fa, i dipendenti sarebbero stati investiti dalla nuvola di gas. E sono stramazzati in terra, addirittura sulle scale. Gas inerte, in sostanza anidride carbonica, che circola attraverso dei tubi e che in caso di emergenza azzera l'ossigeno per spegnere eventuali incendi. Un sistema antincendio comune a tutte le strutture che siano ricche di materiale cartaceo: e nelle quali è chiaramente impossibile progettare un sistema di spegnimento ad acqua, che avrebbe l'effetto di distruggere i volumi conservati.
PARLANO I VIGILI DEL FUOCO. «Le due persone», scese per verificare cosa avesse fatto scattare l'allarme nel locale-ripostiglio, «si sono trovate in un ambiente saturo di argon rimanendo intossicati: il gas non provoca scoppi ma brucia l'ossigeno». Lo ha spiegato il dirigente dei vigili del fuoco di Arezzo Roberto Tommasini aggiungendo che «le nostre indagini dovranno appurare cosa sia accaduto». I vigili del fuoco, appena arrivati sul posto, hanno subito transennato la zona, facendo evacuare il palazzo ma anche invitando tutti i residenti a tenere le finestre aperte per evitare che nei locali si accumulasse il gas.
I PRIMI SOCCORSI. Sono stati direttamente i colleghi dei due intossicati gravissimi i primi ad intervenire, tentando di rianimarli anche seguendo le indicazioni del 118. Ma senza successo.
IL TRAGICO EPILOGO. Ma la conferma della morte arriva quasi subito: troppo gravi le condizioni dei due intossicati per superare la crisi provocata dall'inalazione improvvisa di una grossa quantità di gas. Anche se i tentativi sono stati frenetici, con i medici e il personale sanitario impegnati a provare a stabilizzarne le condizioni per poterli portare in ospedale. Uno è arrivato al pronto soccorso, l'altro dovrebbe essere morto prima del trasferimento.
L'ALLARME IN CENTRO. Per precauzione tutti i residenti intorno alla zona sono stati invitati dalla polizia locale a tenere le finestre aperte per evitare possibili infiltrazioni del gas tossico. Tra i primi ad arrivare sul luogo dell'incidente don Alvaro Bardelli, il parroco della Pieve e della Cattedrale, cheh ha avvicinato anche gli intossicati all'arrivo dell'ambulanza.
IL DOLORE A SANT'ANDREA. Dopo la conferma dei nomi una delle prime voci addolorate si alza proprio dal quartiere biancoverde. Piero Bruni, una delle due vittime, era il padre di Matteo, un giovanissimo giostratore di Sant'Andrea, uno dei nuovi talenti della piazza, uscito benissimo dalle prove settimanali sia dell'edizione di giugno che di quella di settembre. E il quartiere ha già cominciato a stringersi intorno al ragazzo.
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