Alberto Pierini
Cronaca

Treni, torna la Freccia Rossa per Milano: l'orario è salvo

Da domenica di nuovo disponibile alle 6.25 per Milano e Torino. L’unica corsa chiave non ripristinata una di quelle di ritorno da Roma

I Freccia Rossa appesi alla nuova Stazione

Arezzo, 25 giugno 2020 - Tutto è bene quello che finisce bene? In attesa di poterlo non dire ma gridare per l’epidemia, che per ora continua a tenerci sulle spine, possiamo cominciare ad annunciarlo sui binari. Il Covid, oltre a toglierci la libertà e un bel po’ di sicurezze, ci aveva spogliato anche l’orario ferroviario. Che non era nudo, se non altro a fronte di quanti nei mesi di clausura continuavano a girare in treno,ma preoccupante sì.

Da anni siamo abituati a combattere metro su metro per rafforzare la potenza di fuoco dei treni. Quelli regionali, determinanti per la vita dei pendolari, e quelli veloci: gli unici davvero concorrenziali con l’auto o perfino con l’aereo. E la nostra dote di Frecce Rosse si era più che dimezzata, impoverendo tutte le direttrici principali, dal nord al sud. Con l’orario estivo avevamo recuperato di slancio i collegamenti con Roma.

Da domenica prossima torniamo competitivi anche verso il nord. Per Milano ci era rimasto un solo collegamento veloce e non velocissimo, prevedendo comunque un cambio, sia pur tra due Frecce. Ma quello che era peggio era l’orario: di sera, nel momento meno comodo della giornata per mettere il muso verso la capitale degli affari. «Da domenica tornerà in orario la Freccia delle 6.25».

L’annuncio è dell’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli. Che sul rafforzamento delle corse ha fatto uno dei suoi punti di forza nelle trattative con Trenitalia. Aveva prefigurato una stazione per i treni veloci supplementari, la cosiddetta «Stazione Ceccarelli»: visti i tempi lunghi, anche negli accordi tra le Regioni, ha virato su un adeguamento delle pensiline per le Frecce e un rafforzamento di orari.

«Trenitalia ha mantenuto in anticipo la promessa: mi aveva garantito il ripristino della corsa da metà luglio, torna al suo posto quasi un mese prima». Partenza alle 6.25 da Arezzo: o meglio no, arriva dall’Umbria. E tra l’altro da gennaio dovrebbe varare anche una fermata intermedia a Terontola, preziosa per il cortonese. Arrivo alla Stazione centrale di Milano alle 9.05, in tempo utile per lanciare una giornata in salsa lombarda. Non solo: la prosecuzione della corsa, sempre senza scomodissimi cambi, è confermata fino a Torino, arrivo a Porta Nuova alle 10.22.

Meno di tre ore per Milano, meno di 4 per Torino, impensabile, almeno visti i divieti, anche per una Ferrari testa rossa. Resta un nodo da sciogliere, legato alla direttrice per Roma. Siamo a posto la mattina, grazie ai due treni veloci delle 6.36 e delle 7.36, piccolo Memorario «de noantri». In entrambi i casi a Termini in un’ora e venti, poco più poco meno.

E’ sul ritorno che siamo ancora parzialmente scoperti rispetto al periodo che ha preceduto il Covid. Abbiamo recuperato la corsa delle 18.35, quella che permette ai pendolari (ce ne sono anche per Roma e non sono di certo tutti politici) di tornare a casa per cena. Non abbiamo ancora ripreso quella delle 20.50, troppo tardi per la cena ma l’ideale per completare la giornata nella capitale e poi rientrare alla base.

Ma sulla base di quello che è successo negli ultimi giorni non dovrebbe essere proibitivo rimettere anche quella nella «faretra» delle Frecce. Così come correggere certe spigolature non da poco, come ad esempio i collegamenti mattutini con Venezia. E intanto una delle corse per Roma è stata prolungata alla Puglia, aprendo un servizio finora inedito se non con rocamboleschi viaggi di resistenza tra coincidenze e stazioni diverse.

Ora al centro del piatto tornano i regionali: i nuovi convogli migliorano la qualità del servizio ma resta l’ingorgo con le corse veloci, che va sempre a discapito dei pendolari. Base di un futuro patto di ferro. Anzi, di ferrovia