REDAZIONE AREZZO

Truffa Etruria, altra udienza clou: "Così ho perso mezzo milione"

Lo convinsero a disinvestire Btp per subordinate: «Il rischio è più basso». Stavolta pochi dovrebbero rimettere la querela: quasi tutti i testimoni sono parte civile. Difesa, controinterrogatorio caldo

Protesta degli azzerati

Arezzo, 4 giugno 2018 - Lo convinsero che le subordinate Etruria, poi finite azzerate col decreto del 22 novembre 2015, erano meno rischiose dei titoli di stato. Un’operazione nella quale un ingegnere in pensione ci ha rimesso (ma poi lo hanno rimborsato all’80 per cento) la cifretta di mezzo milione. E’ la più clamorosa fra le storie approdate oggi nell’aula della truffa Etruria, così rilevante da aver occupato quasi l'intera mattina. In aula si è svolta  il processo sul collocamento dei bond ridotti a un mucchietto di carta straccia in cui sono imputati una trentina di direttori di filiale o semplici impiegati (ma presto si dimezzeranno con le remissioni di querela) e cinque dirigenti del piano alto della sede centrale, che devono rispondere di aver istigato i colleghi, con mail pressanti, almeno secondo l’accusa, promozioni e punizioni che sarebero state calibrate in base alla quantità di bond piazzati.

Di casi del genere oggi le vittime ne stanno rievocando davanti al giudice Angela Avila una decina, anche se in nessuna si raggiungono le somme perse dall’ingegnere. Dopo la fuga dei risparmiatori dal processo dell’ultima udienza (quando le denunce furono ritirate a raffica), stavolta i testimoni azzerati dovrebbero mostrare una maggiore resistenza: molti infatti si sono costituiti parte civile e non hanno motivo di uscire di scena.

E’ il caso appunto del professionista cliente dell’agenzia di Rigutino. Lui, ha raccontato in aula, aveva sottoscritto 500 mila euro di Btp (Buoni poliennali del Tesoro) appena a giugno 2013. Tre mesi dopo, nel corso del collocamento della seconda emissioni di subordinate, quelle di ottobre, la «proposta indecente» di trasformare i titoli di stato in obbligazioni junior. Fra l’altro, il professionista aveva una grana in corso: l’armonizzazione del profilo Mifid (il suo era di livello medio) con i Btp, considerati di rischio medio-alto.

In filiale, racconta il protagonista, gli proposero di risolvere tutto con l’acquisto dei bond, formalmente di livello medio e quindi in linea con il profilo di rischio. Dal punto di vista teorico tutto in regola: la pericolosità delle subordinate Etruria sarebbe stato innalzata a medio-alta solo nel 2014 e davvero i Btp, per quanto titoli di stato, hanno lo stesso livello di rischio a causa della durata. Fra l’altro, fecero presente all’ingegnere, lui ci guadagnava anche in termini di rendimento:il 4,5% i Btp, il 5% le subordinate.

Quello che al risparmiatore nessuno disse (ma chissà se lo sapevano anche i dipendenti) è che la banca stava già scricchiolando e che dunque il rischio potenziale era elevatissimo. Nè la Consob avanzò obiezioni al momento del collocamento, salvo sanzionare i vertici della banca quattro anno, nell’estate 2017, a Bpel già abbondontamente fallita. Non funzionò, insomma, nessuno dei sensori di allarme. Ma fu anche una truffa da parte dei dipendenti istigati dai loro dirigenti? La risposta al processo e alla sentenza del giudice Avila, attesa per Natale.

Intanto gli avvocati della difesa, Luca Fanfani e Maurilio D'Angelo sottopongono l'ingegnere a un controinterrogatorio caliente, nel quale gli fanno ammettere che non aveva dichiarato il vero titolo di studio (la laurea) ma uno inferiore e che nel 2014 sottoscrisse un pacchetto di obbligazioni senior ad alto rischio. Per la difesa basta a incrinare la credibilità del teste, ma il giudice cosa ne pensa?