"Legge vergognosa, la vita di un uomo non vale sei anni". C’è rabbia e delusione nelle parole dei familiari di Joel Martinez Seipio che il primo ottobre del 2023 venne ammazzato con un narghilè fuori dalla discoteca El Angel di Terranuova. Ieri mattina per il suo omicida Braulio Martinez Mesa è arrivata la sentenza pronunciata dalla giudice per le udienze preliminari Giulia Soldini che ha riqualificato il reato in omicidio preterintenzionale, da volontario quale era il capo di imputazione iniziale. In questo modo la gup ha di fatto dimezzato quella che era la pena chiesta dalla pm Francesca Eva nella sua requisitoria (12 anni). La giudice ha accolto la tesi dei difensori del domenicano alla sbarra: la morte di Joel è stata una tragica fatalità, Braulio non voleva uccidere nessuno, voleva solo colpirlo con un narghilè. Anche se poi questo recise la giugulare Martinez che poi morì dissanguato.
Questa è stata la linea adottata da legali dell’imputato, oggi condannato, fin dall’udienza preliminare il luglio scorso. Anche per questo gli avvocati Francesco Areni e Alberto Catalano avevano fatto richiesta del rito abbreviato che in caso di condanna concede lo sconto di un terzo della pena, a patto che non si svolga il dibattimento. La richiesta era stata accettata dalla gup che però aveva rifiutato di ammettere un ulteriore perizia psichiatrica a carico di Martinez, ammettendo invece la richiesta di ascoltare in aula un perito medico legale e balistico chiesti dalla difesa. I due consulenti sono stati sentiti a porte chiuse in autunno (come previsto quando c’è un rito abbreviato) e così le relazioni che avevano prodotto: entrambi hanno sostenuto davanti la gup che la traiettoria del lancio del narghilè e le ferite con esso compatibili siano state accidentali e che non fosse intenzione del domenicano ammazzare nessuno.
Contro la versione della difesa anche l’avvocato di parte civile Alessandro Massai che ha sempre sostenuto in udienza come la forza del lancio e vicinanza tra i due suggeriscano l’intenzione di Martinez di ammazzare il connazionale nella rissa che era scoppiata fuori dal locale in località Poggilupi. È evidente quindi che la decisione del tribunale non sia piaciuta dalla famiglia di Joel. Madre, mogliie e sorella si sono sfogate fuori dall’aula davanti ai microfoni: "Sei anni per la morte di di una persona non sono nulla. È una vergogna che la legge italiana permetta tutto questo. Mia figlia, minorenne, ha perso un padre. Una tragedia". "Non siamo assolutamente soddisfatti", commenta l’avvocato di parte civile Massai mentre sono rimasti colti di sorpresa ma hanno apprezzato la decisione i legali di Mesa: "Le nostre richieste sono state accolte, non c’era alcuna intenzione di uccidere",