
Episodio simile l’estate scorsa: Alessandro Sacchi venne condannato a 10 anni
Dieci anni. Era stata questa la condanna per Alessandro Sacchi, l’ottantenne che nel giugno scorso uccise la moglie di 72 anni Serenella Mugnai con un colpo di pistola alla testa. Un delitto che ricorda i fatti di domenica, del delitto di San Giovanni dove una figlia ha ucciso la madre le cui condizioni di salute erano precipitate nell’ultimo periodo.
Dalla sua parte l’anziano che viveva nell’appartamento del quartiere residenziale aveva però una perizia che accertava la sua semi infermità mentale. Lo psichiatra incaricato dalla procura aveva attestato che l’imputato fosse incapace di intendere e volere, perché affetto da un disturbo da stress traumatico. Una condizione che non lo ha scagionato dal processo ma che ha portato alla riduzione di un terzo della condanna.
Nel procedimento vennero sentiti i testimoni citati dalla difesa che avevano parlato un legame affettivo solido tra i due, pur messo alla prova dalla malattia della donna. In particolare è stata la psichiatra Guendalina Rossi a sottolineare come l’unione "quasi simbiotica" tra i due avesse visto "episodi di rottura che hanno esposto Sacchi all’usura dell’accudimento". Per questo motivo, come l’omicida dirà agli agenti, il 20 giugno scorso prese la pistola e sparò alla moglie malata. Quando a casa arrivarono i poliziotti si sfogò, in lacrime: "Non ce la facevo più".