LUCA AMODIO
Cronaca

Uccise la moglie malata di Alzheimer. È il giorno della sentenza per Sacchi. La difesa punta a meno di dieci anni

Verso il giro di boa dell’uxoricidio dell’estate quando l’80enne sparò alla moglie Serenella Mugnai. Oggi prenderà parola in aula il dottor Amedeo Bianchi, il neurologo che aveva in cura la donna .

Alessandro Sacchi, a processo per aver ucciso la moglie malata

Alessandro Sacchi, a processo per aver ucciso la moglie malata

Potrebbe arrivare oggi la sentenza per Alessandro Sacchi, l’80enne che nel giugno scorso uccise la moglie malattia di Alzheimer. Serenella Mugnai morì con un colpo di pistola alla testa. In linea teorica rischia fino all’ergastolo che è la pena massima prevista per il reato per cui è imputato ma l’obiettivo dei suoi difensori è riuscire a ottenere meno di dieci anni. Dalla sua parte ha una perizia di semi infermità mentale che attesta che l’uomo fosse parzialmente incapace di di intendere e volere perché affetto da un disturbo da stress traumatico.

Condizione, quella certificata dal perito nominato dalla procura, il dottor Massimo Marchi, che non ha portato allo scagionamento dell’imputato ma che comunque sarà un attenuante nel calcolo complessivo della pena. E poi ci sarà da considerare che il Sacchi ha la fedina penale pulita, zero precedenti. Oltretutto gli avvocati dell’uxoricida si sono mossi anche in un’altra direzione. I legali Piero Melani Graverini e Stefano Sacchi (suo nipote) hanno offerto un risarcimento ad un’associazione impegnata nel contrasto alla violenza di genere e di accedere alla giustizia riparativa. Si tratta di una possibilità prevista dalla riforma Cartabia che prevederebbe un percorso in un’associazione che opera nel mondo femminile, una modalità che porterebbe ad un’ulteriore riduzione della condanna.

Proposta che la corte, presieduta dalla giudice Anna Maria Loprete, sta valutando. Il problema sono le "difficoltà operative" insiste nella richiesta che tradotto significa che non ci sono strutture in città. Problema sollevato anche dalla difesa.

Nodo, pratico più che giuridico, che forse verrà sciolto anche nell’udienza di stamani, quella in cui si andrà avanti con i teste. O meglio, con l’ultimo teste. È il dottor Amedeo Bianchi, il neurologo che aveva in cura Serenella Mugnai, malata di Alzheimer. Con lui si chiuderà il cerchio dei testimone che permetterà al tribunale di valutare quale era il contesto prima del delitto del Giotto. La coppia era legata da un’unione "quasi simbiotica", a citare le parole della psichiatra Guendalina Rossi, consulente della difesa che poi aveva sottolineato in aula come la malattia provocò episodi di rottura che "hanno esposto Sacchi all’usura dell’accudimento, come quando non riconobbe la compagna di vita nel parcheggio di un negozio". E poi, dopo i testimoni, la palla potrebbe passare già alla procura con la requisitoria del pm Marco Dioni così come all’arringa dei difensori. Dunque ci potrebbe esser spazio anche per la sentenza. Ma ancora è tutto un condizionale.