Luca Amodio
Cronaca

Sparò al vicino che gli demoliva casa, si torna in aula: Mugnai rischia 21 anni

In corte d’assise inizia il procedimento a carico dell’artigiano di San Polo, accusato di omicidio volontario

La casa di Sandro Mugnai la sera dell’Epifania del 2023 quando partì la chiamata al 112. Gezim Dodola bordo della ruspa sferrò alcuni colpi con la benna del mezzo. L’artigiano di San Polo aprì il fuoco a lo uccise a colpi di fucile. Oggi Mugnai è a processo per omicidio volontario: rischia fino a 21 anni di carcere

La casa di Sandro Mugnai la sera dell’Epifania del 2023 quando partì la chiamata al 112. Gezim Dodola bordo della ruspa sferrò alcuni colpi con la benna del mezzo. L’artigiano di San Polo aprì il fuoco a lo uccise a colpi di fucile. Oggi Mugnai è a processo per omicidio volontario: rischia fino a 21 anni di carcere

Arezzo, 15 marzo 2025 – “Tensione? Beh, la tensione c’è dal primo giorno”. Sandro Mugnai ci risponde al terzo squillo. Cordiale e disponibile come sempre ma l’agitazione, sì, si sente nelle sue parole. Stamani inizierà il processo a sua carico: è imputato di omicidio volontario. L’Epifania del 2023 uccise il vicino che gli distruggeva casa con la ruspa. Così morì Gezim Dodoli: a colpi di fucile, sparati da Mugnai, dalla finestra di casa sua, quella che fino a pochi instanti prima era bersaglio della benna del mezzo.

Quella che si trova davanti adesso è un’accusa pesante, rischia fino a 21 anni di carcere qualora venisse condannato. Alle 9 in punto di stamani si apre il procedimento alla Vela del tribunale di Arezzo davanti alla presidente della sezione penale, Anna Maria Loprete che presiederà la corte d’assise. Si tratterà di un’udienza in cui verranno soltanto calendarizzate le prossime, in cui non emergeranno grandi aspetti processuoli. E poi le parti depositeranno la lista dei testimoni da ascoltare in aula. Non saranno pochi: ci saranno tutti i parenti che erano presenti quella sera e vari consulenti; ma anche coloro che hanno condotto le indagini, come i carabinieri e i Ris di Parma. Sarà una guerra di perizie.

Mugnai, o meglio: i suoi legali, dovranno convincere i giudici togati ma anche i sei popolari che ha agito per difendere sé stesso e la sua famiglia. Come ha detto all’infinito in questi mesi. “Io non avevo altra alternativa, non potevo scappare. Che altro dovevo fare?”, ha ripetuto e ripetuto ai media, anche a quelli nazionali che spesso sono arrivati fino alla collina di San Polo per documentare una vicenda singolare quanto sanguinosa. Un episodio di cronaca fuori dal comune ma allo stesso tempo anche uno di quei fascicoli che mette al centro uno di quei concetti quanto mai discussi, sia fuori che dentro il tribunale: la legittima difesa.

Concetto che è diventato il leitmotiv degli avvocati della difesa. I legali Piero Melani Graverini e Marzia Lelli lo sottolineano dal primo giorno. Lo hanno fatto nel primo procedimento a carico dell’artigiano di 54 anni, quello che si aprì per eccesso colposo di legittima difesa, ipotesi di reato che gli contestava la procura. Mugnai scelse il rito abbreviato e quindi se ne discusse a porte chiuse, davanti al gup Claudio Lara il quale, il giorno della sentenza, quando tutti si aspettavano una condanna o assoluzione, stupì tutti, restituendo gli atti alla pm Laura Taddei per riformulare l’accusa. In un’ordinanza di 17 pagine spiegò che l’episodio non è né uno scenario da eccesso colposo di legittima difesa né tanto meno di legittima difesa.

E quindi tutto da rifare, con una nuova ipotesi di reato, quella da cui adesso si dovrà difendere il Mugnai. E così è arrivato il rinvio a giudizio del gup Stefano Cascone che lo ha mandato a processo (quello che inizierà oggi). Anche per l’ultimo giudice che aveva avuto tra le mani le carte, il Mugnai ha iniziato a sparare prima che la ruspa si lanciasse all’attacco di casa sua. Lo scrive nella sua ordinanza di rinvio a giudizio (che non è una sentenza). “Nel mentre era in corso l’azione offensiva di Gezim Dodoli rivolta alle autovetture Mugnai Sandro posizionato all’esterno del fabbricato, in prossimità della scala esterna, armato della carabina legittimamente detenuta, sparava un proiettile contro la cabina della macchina operatrice”.

Tesi che fin dal primo momento era stata sostenuta dagli avvocati della famiglia Francesca Cotani e Daniel Sussman che a più riprese avevano spiegato che l’offensiva di Mugnai era cominciata prima di quella di Dodoli. Mugnai dice che non è così e una perizia da lui incaricata gli dà ragione. Ma questo conta poco: adesso decideranno i giudici.