LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Ucciso con il narghilè. Preso il killer di Joel. È un dominicano arrestato nella sua casa

L’uomo vive a Magione. I carabinieri lo avevano individuato da giorni. Poi l’accelerazione con l’ordine di custodia cautelare firmato dalla pm. A una settimana dalla morte dell’operaio si chiude il cerchio sul caso.

Ucciso con il narghilè. Preso il killer di Joel. È un dominicano arrestato nella sua casa

Ucciso con il narghilè. Preso il killer di Joel. È un dominicano arrestato nella sua casa

L’hanno preso a casa, ma da giorni erano sulle sue tracce. Sapevano nome e cognome e il suo volto era impresso nei video delle telecamere di sorveglianza. Le stesse che hanno filmato la maxi rissa nel piazzale della discoteca di Terranuova. E, probabilmente, gli ultimi istanti di vita di Joel Ramirez Seipio, 38 anni, ucciso con un pezzo di narghilè che lo ha ferito alla gola. Un colpo fatale che ha reciso la giugulare e non gli ha lasciato scampo.

Il trentottenne dominicano si è accasciato a terra, inutile la corsa in ospedale. Sette giorni dopo, il presunto killer è in carcere, a Perugia. Omicidio volontario è l’accusa con cui il pm che coordina l’inchiesta, Francesca Eva, ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. I carabinieri che indagano sul delitto e per una settimana non hanno mai mollato la presa, sono andati a prenderlo a Magione, dove vive: è un dominicano, ha la stessa età di Joel e per gli investigatori è lui ad aver scagliato contro il connazionale quel pezzo di narghilè nel caos di un’alba di morte, ne piazzale della discoteca El Angel (in questa brutta storia perfino il nome del locale sembra un paradosso).

L’inferno, dopo una notte di festa che ha riunito la comunità dominicana e richiamato persone da tutta la Toscana e da altre regioni. Un happening con un dj di tendenza: oltre trecento persone per un appuntamento atteso e vissuto sulle note della musica latino-americana. Tanta gente da altre regioni del centro Italia: l’Umbria, per l’appunto, da dove si è mosso il trentottenne, da ieri in carcere.

Tutto è esploso poco prima delle sette. Una lite tra due ragazze è diventata la scintilla che ha innescato la bomba.

Futili motivi, ricostruiranno poi i carabinieri, eppure sufficienti a scatenare un dramma collettivo. Le comitive di amici delle due ragazze protagoniste del diverbio, si sono compattate dall’una e dall’altra parte trasformandosi in "eserciti" in guerra. Dalle parole alle mani, al lancio di oggetti. È volato di tutto nel piazzale della discoteca di Terranuova, poco distante dal casello autostradale del Valdarno.

Sono volate sedie, soprammobili, perfino stoviglie. E alla fine anche quel pezzo di narghilè: secondo la ricostruzione degli investigatori che hanno identificato e ascoltato una ventina di persone presenti in quel piazzale, è stato il trentottenne dominicanno arrivato da Magione a lanciarlo contro Joel. Lui viveva a Montevarchi con la madre e la figlia, tredici anni, che ora non ha più un padre. Joel lavorava come operaio in una ditta di ponteggi: era arrivato nella città valdarnese da piccolo insieme ai genitori, poi gli studi all’Ipsia e i primi lavori in alcune aziende edili della vallata.

Quel ragazzo partito da Santo Domingo, aveva voglia di fare, aveva l’entusiasmo di costruire un futuro solido per lui e la famiglia. Anni di sacrifici, ma c’era riuscito. A Montevarchi molte persone lo conoscevano e apprezzavano il suo impegno.

Joel si era integrato perfettamente nella comunità: amava lo sport e per anni ha giocato nella squadra di basket Fides, diventando il terrore degli avversari per quel tiro doppio, infallibile. Poi la militanza nei Gialli, tra i protagonisti del Gioco del Pozzo. "Un ragazzo d’oro", lo descrivono tutti.

La svolta nelle indagini dei carabinieri segna uno spartiacque, tra dolore e giustizia.