Morì schiacciato da una quercia tagliata dall’amico: due persone andranno a processo per la morte di Giuseppe Baracchi, 77 anni, di Castel San Niccolò. L’accusa è di omicidio colposo. Ne risponderanno in tribunale l’uomo che tagliò l’albero che cadde addosso all’anziano e la proprietaria del boschetto che commissionò il lavoro. Secondo la procura di Arezzo, i due "per negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza di leggi e regolamenti per la prevenzione degli infortuni sul lavoro" hanno causato la morte del pensionato in quello che è a tutti gli effetti un incidente sul lavoro.
Era il 21 agosto del 2023. Giuseppe Baracchi, pensionato, 77 anni, della frazione di Pagliereccio, si alzò di buon ora per andare a raccogliere la legna a casa di un amico che abitava a pochi minuti di auto da casa sua, nella frazione di Pagliariccio.
Secondo la ricostruzione degli investigatori la proprietaria del boschetto commissionò a Baracchi il sezionamento e l’accatastamento di tronchi già abbattuti. Spiega la pm che il pensionato era però privo delle competenze tecniche e professionali del caso. Fatto sta che Baracchi tirò fuori gli attrezzi e in quella calda giornata d’agosto si mise al lavoro. Peccato che a pochi metri da lui stava lavorando l’amico. Anche lui senza alcun "bagaglio tecnico", secondo la procura. L’uomo si mise ad abbattere una quercia, con ogni probabilità insieme ad un’altra persona che è rimasta ignota, ipotizzano gli inquirenti.
"Un’attività pericolosa, portata avanti in modo negligente, impudente e imperito, senza misure di prevenzione", così sostiene la pm Laura Taddei nella sua richiesta di rinvio a giudizio. Nel dettaglio, la quercia sarebbe stata tagliata con una motosega messa a disposizione dalla proprietaria. Ma l’utensile rimase incastrato nella pianta e per questo l’uomo tentò di liberare la lama a colpi di mazza. Tutto avvenne "senza accertarsi che non fosse presente alcuna persona". La quercia cadde. Baracchi era a otto metri di distanza e venne colpito in pieno. Per lui non ci fu scampo.
Questa la versione della procura di Arezzo che ha chiesto il rinvio a giudizio per i due indagati: chi ha tagliato la quercia e la proprietaria dell’immobile che ha commissionato il lavoro. I due, difesi dagli avvocato Francesco Molino e Gianni Giorgi, dovranno rispondere di omicidio colposo.
Nel processo, che inizierà il prossimo 5 marzo, alcuni familiari si sono costituiti parte civile e, assistiti dall’avvocato Antonio Panella, chiedono che venga fatta giustizia per Beppe, come tutti lo chiamavano nel suo paese.