REDAZIONE AREZZO

Ucciso in Thailandia, condanna a morte per il socio: famiglia mobilitata per salvarlo

Luciano Butti (foto) di Montevarchi venne freddato con 3 colpi di pistola nel 2011. Giudicato colpevole Denis Cavatassi: si è sempre detto innocente. La lettera della sorella

Butti

Arezzo, 5 febbraio 2017 - Era stato ucciso con un calibro 11 sette anni fa, a Phuket in Thailandia Luciano Butti. Era un imprenditore originario di Montevarchi che sul finire degli anni Ottanta aveva lasciato l'Italia per aprire un ristorante in quel posto incantanto, in un'isola che lui stesso definiva "un paradiso". Per quell'omicidio fu arrestato il presunto mandante, il socio dell'uomo un altro italiano: Denis Cavatassi ora cinquantenne, con lui erano finiti in manette anche altre tre uomini thilandesi.

Nei giorni scorsi,  il tribunale thailandese ha condannato a morte Cavatassi che si è però sempre professato innocente. Ora il caso di Cavatassi arriva in Senato, i familiari stanno facendo di tutto per salvarlo dalla pena capitale e parlano di gravi irregolarità nel processo. 

Domani in Sala Nassirya nel Senato della Repubblica, il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, interverrà sulla vicenda affiancato dai familiari di Cavatassi, dai legali, da Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, e dall'avvocato Francesca Carnicelli, membro della Onlus Prigionieri del silenzio. In questi anni Denis Cavatassi ha sempre respinto ogni accusa, lamentando numerose e reiterate violazioni del diritto a un equo processo e a una detenzione rispettosa della dignità della persona.

LA RICOSTRUZIONE DELLE INDAGINI. Le indagini avevano disegnato un delitto feroce, premeditato. Il movente, sempre secondo gli inquirenti,  un debito da otto milioni di Baht (la valuta locale, lequivalente di 250 mila euro) che Butti non avrebbe pagato al suo socio. Che proprio per lo sgarro avrebbe ingaggiato i killer, pagandoli appena 150 mila baht, la bellezza di 3500 euro.

Il tramite fra il mandante Cavatassi e i killer della mala locale sarebbe stato il manager.  Dinamica? Si aspetta che Butti si rechi nella capitale turistica per l'udienza di divorzio dalla seconda moglie, all'Hotel Dara, dove il montevarchino alloggia, ma la meta è Ao Por, sulla costa a est della città. Lì, si spiega a Butti, si può parlare e cenare. Davanti all'albergo il manager giunge su una Peugeot bianca. Con lui ci sono Kalsuek Somchai e Suchart-Mimla, incaricato di sparare.

Comincia il viaggio, la Peugeot davanti e Butti con la sua moto dietro. L'agguato dovrebbe scattare a Versailles Surin, ma il montevarchino si accorge che qualcosa non va. Rallenta, si fa seminare dalla macchina e poi volta la Honda per tornare in città. Gli assassini se ne accorgono: Suchart salta giù e sale su una delle due moto, in sella alle quali ci sono già Jongrang Ponlavat, Sawaree Pakanon e il fratello Eachai, come lui proveniente dal sud del paese, dove ingaggiare un killer costa poco e niente. In breve Butti viene raggiunto e Suchart gli scarica la pistola addosso. 

LA DIFESA. La sorella Romina fin dal primo momento aveva scritto lettere e invocato un intervento per il familiare. Ecco il contenuto della lettera dhe già due anni dopo il delitto aveva fatto scalpore.

"Chiunque conosca Denis non ha e non ha avuto il benché minimo dubbio sulla sua totale estraneità a questa orribile vicenda. Se ci sono caratteristiche sulle quali tutti concordano nel descrivere Denis sono la sua positività, la sua giovialità ma soprattutto la sua bontà danimo. Una bontà d animo che spesso nella vita lo ha portato a subire delle delusioni dalla gente, una bontà danimo che questa volta lo ha messo in una situazione davvero orribile e surreale. In particolare, il ragazzo che lo accusa di essere il mandante dellomicidio aveva sottoposto mio fratello a pressanti e disperate richieste di aiuto descrivendogli una difficilissima situazione familiare. Lo tampinava di telefonate piangendo e chiedendo un aiuto finanziario, che mio fratello alla fine gli ha concesso attraverso 2 trasferimenti bancari giustificati sia dal fatto di voler avere una sorta di garanzia, di testimonianza del credito concesso nella speranza di poterlo riavere indietro ma anche e soprattutto dal fatto che questo ragazzo era non fisicamente presente sull'isola in quanto recatosi appunto dalla sua famiglia a Krabi.  A convalidare la testimonianza di Saowaree esistono dunque solo i bonifici per un totale di 30.000 bat (lequivalente di circa 715 euro) una cifra irrisoria per commettere un omicidio in 5, e il fatto che ci siano state delle telefonate fra il cellulare di mio fratello e quello di colui che lo accusa.

Scambio di telefonate che dato il prestito concesso e dato che laccusatore era dipendente di mio fratello non mi sembra portino a nulla di sospetto. Badate bene, non si è guardato al contenuto di queste telefonate. A voi sembrano prove sufficienti? A voi sembra normale aver risolto un caso di omicidio che coinvolge così tante persone in 24 ore? Oltretutto seppure volessimo considerare questi elementi così labili e inconsistenti quali prove, dovremmo considerare Denis veramente uno stupido, una sorta di pollicino che nellarchitettare una cosa così orribile ha lasciato tanti sassolini come a dire: “Sono stato io, venite a prendermi”.

Ma ora passiamo al movente, quale motivazione avrebbe mai avuto mio fratello da indurlo ad architettare una cosa così orribile? Si è detto che vantava un cospicuo credito nei confronti di Butti. Ora, a prescindere dal fatto che non è vero e che non erano quelle le cifre del loro giro d affari, ma seppure così fosse sarebbe la prima volta che il creditore si sbarazza del suo debitore. Anche qui veramente da pazzi. Che altro? Non correva buon sangue? Io non credo, visto che mio fratello era stato nominato da Butti quale testimone in suo favore nella difficile causa di divorzio che sarebbe iniziata allindomani dellomicidio. Insomma a me prove e movente mi sembrano del tutto inconsistenti ed inesistenti. Spero che qualcuno se ne renda conto e cominci a fare delle indagini serie cominciando dal rilascio immediato di mio fratello e dal considerarlo assolutamente estraneo ai fatti come realmente è".