
Giacomo Gambassi, inviato di Avvenire in Ucraina, con alunni e tutor della 2C
Da tre anni in Ucraina divampa un conflitto devastante che causa ingenti perdite umane e materiali, provocate dall’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022. Un dramma raccontato in numerosi reportage da Giacomo Gambassi, giornalista originario di San Giovanni Valdarno che scrive per il quotidiano nazionale Avvenire. Abbiamo avuto l’opportunità di ospitarlo in classe e di rivolgergli alcune domande sulla sua carriera e l’esperienza non comune di inviato di guerra. O come precisa lui stesso "di pace in un Paese in guerra". L’interesse nella redazione della 2C era notevole. Non capita spesso di confrontarsi direttamente con chi svolge una professione così intensa e rischiosa. Gli abbiamo chiesto subito un chiarimento.
Come è nata la passione per il giornalismo?
"Quando avevo più o meno la vostra età, negli anni della scuola Media collaboravo insieme ad alcuni compagni alla realizzazione del giornalino scolastico di cui ero stato il fondatore e da quel momento ho capito quale sarebbe stato il mio futuro lavoro".
Cosa l’ha spinta la prima volta ad accettare la proposta di recarsi in Ucraina in tempi così duri per un Paese invaso?
"Uno dei fattori determinanti è stata la curiosità, unita al desiderio di comprendere in prima persona cosa significhi davvero toccare con mano il dramma che ha stravolto la vita quotidiana e la serenità di un popolo".
Ha affrontato questa esperienza da solo o con il supporto di qualcuno?
"Mi ero ripromesso di intraprendere il viaggio da solo e così è stato anche se, arrivato in territorio ucraino, ho potuto contare sulla collaborazione di un volontario che mi accompagnava mentre raccoglievo notizie e testimonianze. Appena raggiungevo una nuova città, poi, mi affidavo alla gente del posto per avere sostegno, informazioni e per essere guidato nelle zone vicine al fronte".
Quali emozioni ha provato trovandosi nel mezzo di una guerra?
"Un profondo senso di stupore e sgomento, rendendomi conto di quanto la quotidianità di un conflitto sia assai più dura di ogni possibile immaginazione".
Di sicuro potrebbe ricordare tanti episodi significativi vissuti nei frequenti viaggi in Ucraina, ma ce n’è uno che l’ha colpita più degli altri?
"Uno dei più toccanti – conclude Gambassi - è stato l’incontro con un giovane ucraino che aveva perso una gamba per l’esplosione di una mina nascosta tra le macerie della sua casa distrutta dalle bombe e dove era tornato con la madre. È l’ennesima riprova della crudeltà di una guerra assurda".