Arezzo 18 settembre 2018 - Nell’etichetta un grappolo a forma di Toscana, nella preziosa bottiglietta un colore intenso e l’aroma pungente dell’aceto. Sembra un profumo il "cuore d'uva". Una produzione innovativa e tutta al femminile quella di "Acetoscana" creata dall’aretina Eleonora Lisi nella sua azienda I Natali di Tregozzano. Una giovane donna che ha inventato l’altra faccia del Sangiovese. “Una sperimentazione iniziata nel 2016 - racconta Eleonora - con due ettari e mezzo cento per cento sangiovese. Da sommelier e amante del vino sapevo che il mondo dell’enologia era saturo e avevo paura di diventare una delle tante a cercare di sfondare nel mercato. E così visto oltre al vino anche l’aceto è la mia passione, scoperta quando mio nonno mi trovò a berlo dalla bottiglia quando avevo solo 5 anni, ho pensato che nella Toscana del Supertuscan, dell’olio extravergine e del vino mancasse l’elemento principe del condimento e ho cercato di creare un prodotto di qualità”. E ci è riuscita. Nel 2016 subito il premio della Camera di Commercio come progetto azienda per l’innovazione. L’anno successivo, nel 2017 a Vinitaly Eleonora ha ricevuto dal viceministro delle politiche agricole Andrea Olivero il premio Ismea come protagonista di buone pratiche di eccellenza nello sviluppo rurale nel concorso “Nuovi fattori di successo” e dopo quindici giorni è stata chiamata al Consiglio Regionale della Toscana a Firenze per il premio Pegaso come una delle otto aziende di successo a livello nazionale e come impresa al femminile. E a sorpresa da Lucca l’Oscar dell’agroalimentare della Coldiretti Toscana per la categoria aceto voluto dalla responsabile regionale della Coldiretti donna impresa Monica Merozzo per le aziende in rosa. La motivazione? Aver esaltato odori e sapori delle uve e dei vini del Chianti.
“Tutto è nato nell’azienda di famiglia ma ho rivoluzionato tutto, sono partita dalla viticoltura per arrivare a un aceto speciale lavorando sui mosti d’uva toscani selezionando batteri ad hoc per il sangiovese in collaborazione con Università di Modena Reggio Emilia”. Sono nate cinque tipologie di aceto, tre a connotazione balsamica e due secchi, uno rosso e uno rosato. Anche qui come nel vino si parla di profumi, di dolcezza o secchezza al palato, di morbidezza o gradevolezza e di affinamento in cantina in barrique o caratello. “Una grande mano me l’ha data mio padre che era agronomo ed ex dirigente della Coldiretti - spiega Eleonora - e la nostra è una azienda familiare, della cantina ce ne occupiamo io, mio padre e mia sorella che fa agraria, due soci pensano alla parte informatica e burocratica, quando è necessario chiamiamo gli stagionali e chiediamo la collaborazione di aziende terze per i lavori in vigna”. Eppure questo aceto aretino è difficile da trovare in città. “Abbiamo poco mercato in provincia di Arezzo - confessa Eleonora - ce l’ha qualche enoteca ma ho difficoltà a venderlo nei ristoranti e nei supermercati del posto”. In compenso ce l’ha tutto il resto della Toscana e il mercato estero, il centro Europa, Polonia, Germania, Svizzera e da un anno il mercato asiatico oltre che le fiere internazionali. Una produzione di circa 30mila bottiglie all’anno. Ma Eleonora non si ferma. All’orizzonte la fiera a Parigi, l’acquisto di nuovi vitigni, la ristrutturazione della cantina e la creazione di un nuovo spazio per i clienti e le dimostrazioni in cucina. Anche se l’avventura più grande sta per cominciare, quella di mamma.