"Da un anno e mezzo a soffrire sono soprattutto due settori, quello della calzatura e della pelletteria. Una crisi già iniziata a luglio 2023, che si è manifestata nel 2024. Anno difficile che l’abbigliamento, invece, ha superato abbastanza bene. Ma le previsioni parlano di un 2025 più complicato". Ne parla Marco Sanarelli, titolare di Mely’s, che produce maglieria d’eccellenza dal 1956. Quindi la crisi si estenderà al monda del pret-a-porter. "Per questo la parola d’ordine, sia tra i clienti, che tra noi produttori e sub fornitori, sarà saving, ovvero fare attenzione ai costi; in soldoni essendoci meno lavoro bisogna ottimizzare i costi". Le cause? "Varie. Veniamo da due anni, post Covid, di un mercato iper drogato dalle produzioni, molte rimaste invendute, quindi una corsa alla produzione che poi non ha avuto riscontro sulla vendita finale. Poi ci mettiamo le crisi belliche, le elezioni e la crisi cinese soprattutto nel lusso, il gioco è fatto". Una crisi a cui si è cercato di dare una soluzione con la cassa integrazione in deroga, "ma c’è stato un errore a monte, ovvero ammortizzatori dedicati solo ad aziende con meno di 15 dipendenti. Invece dobbiamo dare aiuti ad aziende più grandi, più strutturate, forza vitale anche della filiera. Le più piccole sono più flessibili, spesso a conduzione familiare" spiega Sanarelli, che insiste: "L’unica soluzione per poter salvaguardare i posti di lavoro è garantire flessibilità sul lavoro, orari trasversali, perché quando una piccola struttura chiude, non ne rinasce un’altra. Quindi è necessario andare in apnea creando dei fondi per le casse integrazione per salvaguardare posti di lavoro e maestranze". Infine parola d’ordine per il 2025: "Saving, stringere i denti e farsi trovare pronti nel momento della ripresa" conclude Sanarelli.
Gaia Papi