
Confessi, lei non è aretino doc..
"No, sono napoletano verace ma vivo qui dal 1995, la sento come la mia terra adottiva"
Però è aretino dell’anno..
"Per me un grande onore"
Raffaele Scala, primario di pneumologia, ha 56 anni, sposato, una passione per la fotografia e per la corsa.
Difficile da napoletano incastrarsi con gli aretini?
"E’ un mondo diverso ma accomunato da una grande schiettezza: i sentimenti sono autentici. In apparenza sono più diffidenti ma se il legame procede cambia tutto"
Perché la scelta di diventare medico?
"E’ una passione ereditata da mio padre, anche lui pneumologo: un campo che mi ha sempre affascinato"
Come l’ha cambiata un anno così?
"Una maggiore ricchezza di rapporti umani e professionali: e la scoperta della squadra. Tra noi ma con altri primari: e una stessa famiglia con gli infermieri"
E sul piano professionale?
"La soddisfazione di vedere sdoganata questa specialità, in passato meno apprezzata: e l’approfondimento del rapporto umano con i pazienti e i familiari"
L’amarezza?
"Aver trascurato la famiglia. E la rabbia di vedere a volte comportamenti collettivi non idonei"
Come si è medici senza avere farmaci risolutivi?
"Ti dà un senso di precarietà: ma lotti per guadagnare tempo e consentire al paziente di recuperare da solo"
E il Natale isolato per un napoletano?
"Amo i botti e i fuochi: ma capisci quali sono le priorità"
La terza ondata?
"E’ il seguito della seconda e senza la tregua estiva"
La morte dei suoi pazienti?
"E’ terribile vederli spegnersi nella solitudine"