REDAZIONE AREZZO

"Una luce per fermare la rabbia". Dalle botte all’uscita dal tunnel

L’attività degli operatori del Prav. Cinque uomini seguono il piano per il recupero. Le fasi e gli obiettivi

"L’uomo non nasce malvagio, lo diventa". Significa che, se vuole, può tornare indietro. C’è una strada per farlo: si chiama Centro Prav (prevenzione, recupero e assistenza autori di violenza). È un servizio nato ad Arezzo da poco più di un anno e rappresenta il giro di boa per chi maltratta donne e minori. "Il nostro progetto è finalizzato a recuperare l’uomo autore di violenza e riportarlo alle sue origini, aiutarlo a comprendere cosa è la violenza e a cambiare il suo comportamento". Nadia Casini (foto in alto), operatrice volontaria del centro Prav ha sulle spalle l’esperienza di ventisei anni di consulenza familiare. Aiuto a coppie in crisi, sostegno a persone in difficoltà, marito e moglie o single che non hanno retto ai rovesci della vita. E chiedono aiuto. Sono cinque gli uomini inseriti nel percorso di recupero che dura un anno (frequenza obbligatoria) ed è suddiviso in fasi. I profili? Sono persone tra 40 e 50 anni sposati o conviventi, senza distinzione di nazionalità e condizione sociale.

Le problematiche più ricorrenti sono "una errata comunicazione all’interno delle coppie. I gesti violenti vanno dal ceffone alla presa al collo della moglie o compagna che viene spinta contro il muro e di solito l’azione è accompagnata da frasi quali ’tanto prima o poi ti ammazzo’. Ma c’è anche una violenza psicologica altrettanto grave che va di pari passo con la violenza esercitata sul piano economico", spiega Casini che si sofferma su un aspetto: "Noi ci prendiamo cura dell’uomo che qui fa il suo percorso di recupero ma abbiamo un contatto anche con la donna maltrattata se naturalmente lei lo vuole. Se accetta, noi ascoltiamo il suo vissuto senza riferire nulla al marito. In questo modo, abbiamo anche la possibilità di avvisarla nel caso in cui cogliamo segnali di possibile recidiva". Ad Arezzo il Prav nasce grazie al contributo economico del CIF (centro italiano femminile, con il suo coordinamento toscano. L’istituto fondato nel 1946 e nel dopoguerra impegnato nell’assistenza a orfani e madri, nel tempo e ha concentrato il servizio sulla consulenza familiare. "Un ruolo importante lo ha avuto anche il Comune che ha messo a disposizione i locali in piazza San Domenico, attraverso la Fondazione Arezzo Comunità". L’iter del percorso di recupero inizia con una serie di colloqui nei quali gli operatori del Prav valutano se la persona ha i requisiti per essere ammessa al programma. "Superata questa fase, si avvia un programma di gruppo psicoeducativo che dura un anno con cadenza settimanale. Il percorso è guidato da un operatore e uno psicoterapeuta".

Un piano rigoroso che non ammette defezioni: "Possiamo accettare solo quattro assenze nell’arco di dodici mesi", aggiunge Casini. Non è un caso perchè il piano di azione è calibrato su una tabella di marcia serrata che chiama la persone alla responsabilità del cammino intrapreso. Nella storia di Franco c’è la sintesi del cammino. "È una persona che ha capito, ha preso coscienza dell’errore e ha scelto di ricostruirsi".