Disturbi alimentari aumentati del 30% dopo la pandemia da Covid. Un esordio sempre più precoce tra i 9 e gli 11 anni. Un problema che si è esteso, ormai senza più distinzione, anche al sesso maschile, mentre fino a pochi anni fa era quasi ad esclusivo appannaggio delle donne.
Annalisa Giannelli, psichiatra con più di 25 anni di esperienza alle spalle in materia e responsabile del centro San Giuseppino: c’è una linea comune che unisce le storie di chi soffre di disturbi alimentari?
"In linea generale ci sono storie che si sovrappongono. Tra i pazienti ritorna spesso il tema del bullismo. Un trauma subito in età scolare, già dalle elementari, che agisce indebolendo l’autostima, il concetto che si insinua nelle menti è: “Se mi insultano è perché sono sbagliato“ ne consegue l’utilizzo del cibo come mezzo di gratificazione, fino a sfociare nella bulimia. O al contrario, la punizione della privazione fino ad arrivare all’anoressia".
Dottoressa, ci sono altri traumi legati al disturbo?
"Le violenze sessuali spesso nel contesto familiare. O traumi legati alla non cura dei genitori. Le origini sono quindi multifattoriali: traumatica, come si diceva, ma anche ereditaria e socio culturale".
Che ruolo hanno i genitori?
"Tra i genitori c’è maggiore preoccupazione verso il peso eccessivo del figlio, per cui ci si rivolge al dietologo. E’ molto più difficile che si accorgano di un problema di anoressia o bulimia. E, normalmente, lo fanno quando ci sono già problemi, ad esempio il figlio non riesce più ad andare a scuola o nelle ragazze si presenta un’alterazione del ciclo mestruale. Invece, la diagnosi precoce è essenziale, poiché anoressia e bulimia evolvono, se non adeguatamente trattate, verso una condizione di cronicità, rappresentando peraltro la principale causa di morte tra i minori. A proposito di questo, nel nostro Centro sono previsti percorsi terapici tenuti da psicologi".
Il Centro per il trattamento dei disturbi alimentari San Giuseppino va oltre l’ambito ambulatoriale e prevede percorsi residenziali…
"Per le situazioni più complesse sono previsti percorsi semi residenziali e residenziali. Il primo, dalle 9 alle 17, prevede un monitoraggio nel momento dei tre pasti della giornata, oltre a varie attività organizzate. Il residenziale, h24, è previsto per le situazioni ancora più difficili. Nella palazzina storica, adeguatamente ristrutturata ed arredata per le nuove esigenze, ci sono a disposizione venti posti, 12 residenziali e 8 semi, con una divisione nella struttura tra adulti e minori".
Ga.P.