
Emozione nella Cappella della Madonna del Conforto tra i fiori della festa. Prima la messa e poi il rosario: il pensiero di tutti al decimo piano del Gemelli.
I fiori che tempestano l’altare sono gli stessi che lo avevano colorato il giorno della Madonna del Conforto. Tra i petali, le mille implorazioni a Maria diventano una sola: salva il Papa. E il vescovo Andrea Migliavacca per questo ha organizzato a tamburo battente una serata di preghiera proprio lì, di fronte alla balaustra delle benedizioni e alla terracotta invetriata del prodigio tanto amato dagli aretini.
I tempi sono stati strettissimi e forse per questo la cappella è piena su tutte le panche ma senza i numeri che ti saresti aspettato. Tuttavia, il vescovo procede a dritto, affiancato dal suo predecessore, Riccardo Fontana, che ormai dalla novena segue ogni giorno i riti della Cattedrale. E tra i sacerdoti spunta il parroco delle benedizioni e del Conforto, don Alvaro Bardelli, nella seconda fila che predilige rispetto ai riflettori. Riflettori sotto i quali resta il Papa. La Messa scorre veloce: al centro il tema del buon Pastore. "È esperienza della chiesa quella di pregare per il suo pastore: noi oggi facciamo lo stesso".
La gente segue, con intensità. Gli occhi incollati all’altare, la testa che vola altrove: scavalca i duecento chilometri che dividono la Cattedrale da Roma, superano il confine di stato della Città del Vaticano, si fermano sotto il Policlinico Gemelli, tra le candele e i fiori ai piedi della statua di Giovanni Paolo II ed è come una richiesta di protezione al Papa Santo. Dalle panche della Madonna del Conforto, neanche dalle prime, non si riesce a vedere quel decimo piano al quale sono incollati da giorni gli occhi del mondo. Ma le candele, le orazioni, perfino i fiori sembrano gli stessi. Somigliano alla nuvola di margherite bianche che addobbava il 15 febbraio la parte alta dell’altare della Cappella in Cattedrale, e anche ai mazzi arrivati da aziende, quartieri della Giostra, condomini, semplici famiglie. E che resistono, complice un inverno di ritorno, dieci giorni dopo la grande festa. "Chi vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti" recita il Vangelo di Marco. E appare chiaro che quel primo è un Papa che ha sempre preferito essere l’ultimo o quasi, perfino nella scelta di non dormire nelle sue stanze ma a Santa Marta, insieme agli altri. "Vogliamo essere una porzione di chiesa per il Papa" scandisce Migliavacca in un’omelia breve ma intensissima.
"Accompagnare il pastore nella preghiera ci fa chiesa: specie in un momento nel quale vive la sofferenza e la fragilità". I volti e le parole della Cattedrale rievocano quelle che parallelamente si alzano da tutti gli angoli della diocesi: da Camaldoli, dalle Celle di Cortona, di certo da tutti i luoghi francescani, La Verna in testa. Che con semplicità ogni sera cambia gli orari della sua comunità per potersi collegare al Rosario di piazza San Pietro. Lì dove lo avevano servito nella messa di insediamento, lì dove mille volte lo avevano invitato ad andarli a trovare nel santuario. Fino a poche settimane fa, grazie alla voce del vescovo Andrea.
"Pensiamo al Papa come un uomo che serve la chiesa. Il Papa non è solo, siamo con lui, ha vissuto la missione con dedizione piena". Un passaggio che riporta ai passi di Francesco in una San Pietro deserta, sulle spalle la paura di tutti, quella del Covid e della morte. Paure che ora la diocesi si riprende sulle spalle. Prima per la Messa, poi per il rosario, e ancora per le preghiere che seguiranno nei prossimi giorni. Nella cappella dove si sono inginocchiati prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI e che avrebbe voluto ospitare Francesco, magari come prima tappa verso La Verna.
Lì dove le campane vorrebbero suonare a festa per la guarigione ma intanto si mettono come un’intera chiesa al ritmo della preghiera.