LUCIA BIGOZZI
Cronaca

"Vadym aspetta mezzanotte in trincea". Nipote ventenne sotto le bombe russe. Kristina vive qui, trema a ogni messaggio

Combatte sul fronte più pericoloso, per la famiglia è una festa da incubo. E lei lancia appelli su Facebook "Oltre al nemico c’è il freddo, non sono attrezzati". Un sms al giorno, l’angoscia prima della risposta .

L’angocia per il nipote ventenne in trincea e la mobilitazione per la raccolta di indumenti contro il gelo dell’inverno

L’angocia per il nipote ventenne in trincea e la mobilitazione per la raccolta di indumenti contro il gelo dell’inverno

"Lui non lo dice, ma nei suoi occhi leggo la paura". L’unico contatto, a migliaia di chilometri da distanza, è il telefonino. Da Arezzo all’Ucraina dove la guerra non si ferma e si continua a morire. Giovani, giovanissimi come Vadym, 22 anni, riservista ora nella trincea del Donbass. Kristina vive qui l’angoscia della famiglia. "La madre di Vadym mia sorella e ci prepariamo a un Natale molto triste, carico di preoccupazione per la sorta di mio nipote". Vadym si è laureato nel 2023 e per arricchire il curriculum in vista di un lavoro, ha scelto la scuola militare dalla quale è uscito come riservista.

"Ma a ottobre è stato chiamato a combattere insieme ai militari ucraini. Lui è tenente e ha la responsabilità di un gruppo di soldati. ne sente il peso e lo ammette nelle nostre conversazioni, spesso notturne, quando è possibile stabilire un contatto". Dopo due mesi di addestramento, ha indossato la divisa e insieme ai commilitoni è stato inviato al fronte "quello più caldo, dove i russi picchiano duro: ogni giorno su quella zona vengono concentrati centocinquanta bombardamenti".

L’incubo di Vadym "in quell’inferno mi toglie il respiro. La madre è preoccupata e viviamo ora per ora in attesa di notizie dal fronte. A me basta il messaggino di Vadym che risponde: tutto ok. Così vado avanti, aspettando il prossimo". Giovani che la guerra l’hanno vista in tv o "giocata" nei videogame ma qui è tutto vero: giovani "che quando hanno in mano il mitra tremano, come racconta mio nipote". Dal fronte arriva anche la richiesta di un supporto logistico per sopravvivere anche al generale inverno e alle temperature rigide: "Lui e i compagni dormono nelle tende, o in case semidistrutte dai bombardamenti. C’è bisogno di calze e solette felpate da inserire negli scarponi, ma servono anche power bank per ricaricare i telefoni cellulari e i dispositivi elettronici". Kristina ha già lanciato la mobilitazione sui social e avviato la raccolta. Originaria di Leopoli come la famiglia di Vadym, allo scoppio della guerra aveva organizzato un "ponte" della solidarietà con l’Ucraina inviando generi di prima necessità e accogliendo i connazionali in fuga dalla guerra.

Nell’aretino sono molte le famiglie ospitate con un grande lavoro delle associazioni di volontariato ma anche dei singoli cittadini. Come Kristina che non si arrende: "Nel mio Paese, mentre cadono le bombe russe, tutti attendono gennaio, quando il presidente degli Stati Uniti Trump dovrà dare concretezza all’annuncio di un impegno diretto per arrestare il conflitto".

Ma intanto, ogni giorno "cerca" Vadym tra le foto do famiglia, quelle che raccontano i momenti spensierati prima dei carrarmati, prima delle stragi, prima della distruzione. "Piano per il mio Paese", dice con un filo di voce. Tra le mani stringe il telefonino, in attesa che lo schermo si illumini con il volto di Vadym.