"Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare". Quella frase di Seneca studiata sui banchi di scuola lo ha accompagnato lungo i tornanti della vita, e oggi segna la nuova rotta. Dall’incendio che ha colpito la Donati Legnami, al coraggio dell’imprenditore che non si arrende e ricomincia. Subito, pur nelle difficoltà di un evento inimmaginabile. Ferrer Vannetti conosce la rotta e sette giorni dopo il disastro è al suo posto, in quell’azienda che oggi conta la terza generazione al comando. L’azienda dove è entrato a 18 anni insieme a i fratelli Luigi e Vanni e i fgli di un socio storico: Stefano e Andrea Belloni. Due famiglie nella stessa impresa, non solo business: un legame di amicizia li ha uniti anche la notte del dramma, lì davanti a lingue di fuoco alte venti metri che hanno divorato il deposito coi materiali stoccati e i prodotti pronti per la consegna. Danni enormi, ad oggi quantificati in circa quindici milioni. Una cifra che comprende tutto ciò che il fuoco ha distrutto: il deposito, i materiali, le attrezzature, i veicoli. Al dolore che lascia cicatrici profonde, Vannetti antepone la forza dell’imprenditore che punta sulla "progettualità, i sogni, la speranza e sul fatto che il mio destino l’ho sempre costruito con le mie mani".
Vannetti, cosa è successo esattamente?
"Un evento enorme che ha coinvolto una vasta area dell’azienda, in particolare il deposito con i materiali stoccati e i prodotti finiti. Si stima che siano andati distrutti oltre diecimila metri cubi di materiale, in gran parte semilavorati per pavimenti e tavolame pregiato. A questo si aggiunge il danno alle strutture e ai veicoli. È stata un’ecatombe".
Ha già una stima reale dei danni?
"È ancora in corso ma dalle prime verifiche, complessivamente la cifra supererà abbondantemente i quindici milioni. Abbiamo una polizza assicurativa che è stata attivata tempestivamente".
Ha un’idea delle cause?
"I periti e gli esperti sono al lavoro: si sta avvalorando l’ipotesi di una causa fortuita".
Lei è tornato subito in azienda, come sta pianificando la ripartenza?
"Siamo qui fin da primo giorno dopo l’incendio. Abbiamo già ristabilito la corrente elettrica e l’acqua. I nostri dipendenti, per i quali avevamo aperto la cassa integrazione a scopo precauzionale, oggi sono tutti al lavoro in azienda ciascuno secondo le proprie mansioni".
Ha ripresto anche la produzione?
"Certamente. Abbiamo la volontà di continuare a fare quello che abbiamo costruito e realizzato in tre generazioni. Risultati concreti per i quali siamo conosciuti sul mercato nazionale ed estero.
Quali i canali commerciali all’estero?
"Lavoriamo con tutto il sud est asiatico, dagli Emirati Arabi all’India e in Europa, in particolare Spagna, Grecia e Francia e in tutto il nord Africa".
Qual è il piano d’azione?
"Onorare gli impegni con i clienti. Per questo ci stiamo attivando mettendo a disposizione anche i nostri beni personali, per permettere all’azienda di riprendere a pieno regime l’attività e non deludere clienti e fornitori che ci hanno sempre sostenuto e che ringrazio anche per le numerosissime attestazioni di stima e fiducia che stiamo ricevendo. C’è un aspetto che mi colpisce molto, anche emotivamente ed è indicativo del rapporto costruito in tanti anni"
Quale?
"Alcuni clienti si sono offerti non solo di pagare a vista le forniture ma addirittura di anticipare il pagamento di quelle già programmate".
Prima dell’incendio quale era il trend dell’azienda?
"In una fase di forte crescita sui mercati italiani ed esteri. Si stava consolidando il trend degli ultimi anni con stime di crescita pari a 2-3 milioni all’anno; trend confermato anche in questo 2024 grazie a un consistente pacchetto di ordini".
Torniamo a quella notte: cosa ha visto e cosa ha provato?
"Mi ha avvisato telefonicamente una vicina che abita accanto all’azienda. Sono subito corso trovando già vigilli del fuoco e carabinieri al lavoro. Ho cercato di entrare in azienda per salvare il salvabile ma non era possibile per motivi di sicurezza. Ero in uno stato di agitazione che è aumentato quando qualcuno mi ha detto che erano coinvolte anche la struttura della produzione e alcune case confinanti. Ho accusato un malore e sono stato ricoverato in ospedale. È stato così anche per il mio socio e ho temuto per lui. Fortunatamente le abitazioni intorno allo stabilimento non sono state coinvolte e i vigili del fuoco ai quali sono molto grato, sono riusciti a salvare la sezione produttiva dell’azienda".
Come ha risposto la comunità?
"Con grande solidarietà e vicinanza: dai vertici di Confartigianato nazionale e regionale alle istituzioni aretine. Sono grato a tutti".
Qual è stata la molla per reagire?
"Con i miei fratelli Luigi e Vanni e i soci Stefano e Andrea Belloni siamo uniti e determinati: in questa azienda ci siamo cresciuti e ci abbiamo passato tutta la vita, insieme ai nostri dipendenti. Il capitale andato in fumo è immenso, ma più prezioso è il captale umano che dà un senso al nostro lavoro".