
Assalto fatale nel sonno: da 15 giorni era da lei con problemi alle gambe. Nessuna traccia di litigio .
Un foulard. Le mani della figlia che lo stringono attorno al collo della mamma. Che dorme. È l’alba di ieri mattina, a San Giovanni: Giuseppina Martin, 66 anni, ha appena ammazzato la madre Mirella Del Puglia, di 93, alle prime luci di domenica. "Venite presto, ho ammazzato la mamma", dice la sua voce rotta dalle lacrime al 112. L’anziana iniziava a non essere più autosufficiente: l’età pesava sulla sua salute, camminava male, e da quindici giorni si era trasferita sotto il tetto della figlia, un passato nell’ufficio personale del Comune, e del genero, un ex amministratore del municipio negli anni Novanta.
Alle spalle non c’erano litigi o segnalazioni che fossero arrivate in caserma ma tra i vicini qualcuno storce il naso. "La condizione era delicata", ci dicono facendo riferimento alla necessità di accudire la novantenne. Ma al momento sono tutte ipotesi, tutti granelli che dovranno essere passati al setaccio dagli inquirenti che dalla mattina di ieri sono in Via Enrico Fermi.
L’ arteria del quartiere Bani, zona residenziale di San Giovanni Valdarno ieri restituiva l’immagine da scena del crimine. Nastro segnaletico tra la strada e le palazzine di condomini. Le gazzelle dei carabinieri parcheggiate intorno ai perimetri della zona sensibile e il via vai dei militari che entrano ed escono dalla casa, una delle tante dei palazzoni di condomini della zona. Ci sono le pattuglie della Compagnia del Valdarno, guidate dal capitano Mirko Panico, ma lì presente c’è anche il tenente colonnello Paolo Minutoli, comandante del reparto operativo del provinciale di Arezzo. Anche la pm Francesca Eva (nella foto di ArezzoNotizie) arriva sul posto poco dopo che scatta l’allarme. Dopo il caso del delitto del narghilè dell’ottobre del 2024, è ancora lei la piemme titolare del fasciolo che è stato aperto in procura: si procede per omicidio volontario, ma non è escluso che potranno poi esser contestai dall’accusa anche altri aggravanti. Ma al momento è prematuro dirlo. La pubblico ministero coordina il lavoro degli investigatori, da Firenze arrivano anche i rinforzi del Sis, il raggruppamento dei carabinieri per le indagini scientifiche.
La casa è in ordine. Tutto è al suo posto, anche la camera in cui è stata ammazzata l’anziana. Nulla fa pensare ad un litigio anche se non è un’ipotesi completamente accantonata. I rilievi durano almeno tutta la mattina. All’ora di pranzo la salma della donna esce dalla stanza e viene trasferita a Le Scotte di Siena. Ancora non c’è il nulla osta della procura anche perché è probabile che venga effettuata un’autopsia per chiarire le modalità del delitto e anche l’ora del decesso. Delitto per il quale la Martin si era costituita già dalle prime ore del mattino: "L’ho ammazzata, venite", aveva detto al numero unico di emergenza.
Per lei erano scattate le manette, fin dalle 7 del mattino. Arresto in flagranza: aveva confessato. Direzione caserma, anzi no, si sente male: un mancamento. C’è il trasferimento all’ospedale della Gruccia dove rimane sotto osservazione per qualche ora, piantonata. Nel pomeriggio esce dal pronto soccorso: parte l’interrogatorio che si concluderà soltanto in serata. Contenuto top secret, bocche cucite dagli investigatori. Il quadro della situazione non sarebbe emerso e le spiegazioni sarebbero state sommarie. Una situazione familiare complessa, le condizioni di salute della madre: questi sono gli elementi venuti a galla ma dire che abbiano influito o meno con il delitto è prematuro. La famiglia si sarebbe dovuta muovere verso L’Aquila, in Abruzzo, per raggiungere la figlia, la nipote dell’anziana, che da anni si era trasferita lì. Altro elemento la cui portata nel caso dovrà essere compreso.