SILVIA BARDI
Cronaca

Via al progetto per la Ciclovia Due Mari che passa per l'antica ferrovia dell'Appennino

Approvatro il protocollo d'intesa. Da vent'anni il Dopolavoro Ferroviario organizza escursioni, incontri per le scuole e manutenzione nel tratto Arezzo-Fossato di Vico. Con Fiab e Uisp lavori per ripulire il tracciato con i volontari. Ora interviene la Regione

Tracciato Arezzo-Fossato di Vico

Arezzo 2 aprile 2021 - L’assessore regionale alle infrastrutture Stefano Baccelli  lo definisce  “un sogno ad occhi aperti” il percorso in bici e a piedi dal  Tirreno all’Adriatico attraverso le province di Grosseto, Siena e Arezzo che nel nostro tratto ripercorre la vecchia ferrovia Fac, la Arezzo-Fossato di Vico. È stato infatti approvato dalla giunta regionale il protocollo d’intesa, che sarà sottoscritto dalla Regione Toscana e dagli enti locali coinvolti, per avviare le fasi di progettazione, realizzazione e poi futura promozione dell’infrastruttura che diventerà la nuova ciclovia della Due Mari, grande itinerario capace di  attrarre cicloturisti e camminatori di tutta Europa, quel turismo lento ed ecologico che ha ripreso vigore durante la pandemia. E che per noi aretini oltre a rievocare l’antico tracciato ferroviario può trasformarsi nel percorso pierfrancescano Arezzo-Monterchi-Sansepolcro.

Un sogno che in verità la città si coltiva da vent’anni. Se della Fac si è sempre continuato a parlare e si è potuta percorrere è stato grazie alla ostinazione dei dirigenti del Dopolavoro Ferroviario che nelle giornate dedicate alle ferrovie dimenticate hanno organizzato escursioni, raccontato pagine di storia agli studenti e ai bambini, simulato viaggi in carrozza con costumi d’epoca, ripulito il tracciato per renderlo sempre visibile.  Vent’anni di impegno, per non dimenticare, che ha visto undici anni fa aggiungersi i ciclisti della Fiab, la Uisp e stilare nel 2014 un progetto, pronto per essere usato, firmato dall’ingegner Giovanni Cardinali. E da poco più di un mese è nato per iniziativa di Daniele Gelli anche il gruppo di volontari “Ripuliamo i sentieri” che con decespugliatori e motoseghe ha riaperto parte del tracciato ostruito dalla vegetazione, liberato le gallerie dalle frane, reso percorribili oltre quattro chilometri. Il tracciati va da Bagnoro a Gragnone, poi Mulino della Botte, La Giostra, Torrino, Palazzo del Pero. E presto sarà posizionata anche la segnaletica per gli escursionisti.

“La Due Mari ciclistica toccherà i Comuni di Arezzo, Bucine, Sansepolcro, Anghiari e Monterchi – spiega l’assessore Vincenzo Ceccarelli - dopo il finanziamento del tratto tiberino tra Anghiari, Sansepolcro e Monterchi con 600 mila euro, di cui 300 mila euro finanziati dalla Regione, 150 mila dall’Unione dei Comuni e altri 150 mila dai tre comuni interessati, si deve procedere rapidamente al tratto che collegherà Monterchi e Arezzo, la città infatti diventerà lo snodo di tre bellissimi percorsi ciclabili, legati ai tre corsi d’acqua: Arno, Tevere e Sentiero della bonifica”.

La “vecchia ferrovia” dell’Appennino Centrale, come ricordano Goffredo Eminenti e Paolo Chiasserini del Dopolavoro ferroviario, che insieme con Fiab non hanno mai smesso di credere a questo progetto, viene  annunciata con telegramma del senatore della Repubblica Beniamino Dari al sindaco  di Città di Castello il 1 giugno 1881. I  lavori iniziano il 23 febbraio 1882 e finiscono quattro anni dopo, il 15 agosto 1886: centotrentatré chilometri, ventitré gallerie, diciannove viadotti, tutto a colpi di pala, piccone e dinamite. Un intenso traffico di merci e persone con littorine e automotrici diesel Fiat, via ferrata a scartamento ridotto, fino al 1944 i tedeschi in ritirata minano il percorso. “Un tracciato stupendo di archeologia industriale - commentano Chiasserini ed Eminenti  - che abbiano sempre voluto recuperare coinvolgendo le istituzioni ora poi che parte del tracciato è tornato ai legittimi proprietari. Per noi oltre che essere stato uno dei fiori  all’occhiello delle Ferrovie dello Stato è e resta il sentiero di Piero”.