
E45, la riapertura dopo il sequestro del viadotto Puleto (Foto Ravaglia)
Arezzo, 12 agosto 2019 - L’inferno del vacanziere in quella bolgia che si chiama E45 comincia molto prima del famigerato viadotto Puleto, l’abisso che per mesi ha separato le due Italie e che ancora è percorribile per chi va e viene dal mare solo a velocità ridotta e con la massima prudenza. No, quello è il culmine delle maledizioni sulla superstrada più lunga e più scassata di Italia. I guai l’automobilista coraggioso che ancora sfida le quattro corsie (si fa per dire) per arrivare all’Adriatico, li trova subito, all’entrata di Sansepolcro.
Già, perchè il fondo della E45 è qualcosa che bisognerebbe mostrare nelle scuole e nelle facoltà di ingegneria per dire come non deve funzionare una strada di grande conunicazione. Il manto, è un tessuto così liso che sta in piedi solo grazie alle toppe di bitume. Peccato che quei continui avallamenti, quelle gobbe siano una disperazione per la stabilità della auto, anche a voler rispettare il limite di velocità dei 90 all’ora, che ovviamente nessuno rispetta.
A correre lungo il tratto aretino della Orte-Ravenna, viene subito in mente l’atto d’accusa scritto anni fa dal procuratore Roberto Rossi nella prima delle sue inchieste: giunti che si infilano nella carrozzeria come lame.
Ma non c'è neppure il tempo di imprecare e siamo alla prima delle stazioni del calvario, fra le due uscite di Pieve Santo Stefano: la famosa frana che nel febbraio 2017 si portò via un pezzo di area di sosta e di carreggiata. Due anni e mezzo dopo, siamo ancora al punto di partenza: circolazione verso nord su una sola corsia, limite di velocità drastico a 40 all’ora. E’ il primo passaggio appunto di un percorso di guerra che poi non si finisce mai, fino al valico e oltre.
Teoricamente la superstrada resta a quattro corsie, ma in realtà ben prima del Puleto ne funzionano solo due, il che riduce la marcia a una passeggiata di salute in mezzo agli appennini. Eccolo allora il famoso viadotto tuttora sotto sequestro anche se riaperto col limite dei 40 all’ora delle aree di cantiere. Lo annuncia un autovelox che qualche straniero ignora bellamente, fioccandosi a tutto gas lungo il tracciato. Ma di solito bisogna dire che i guidatori il limite lo rispettano.
E’ domenica e dunque di Tir non ce ne sono. Difficile dire quanto siano ligi alla prescrizione delle 30 tonnellate che tutti i cartelli evidenziano. Passato il Puleto, ecco subito l’altra pietra dello scandalo, il viadotto Tevere 4. Lì il cantiere non è ancora aperto, ma vigono lo stesso le due corsie e il limite dei 40. Si va avanti così fino al confine fra Toscana e Romagna e anche oltre. Sempre passo ridotto, sempre carreggiata ridotta della metà.
E ancora cantieri sulla discesa verso Bagno di Romagna. La situazione si normalizza solo oltre San Piero: la carreggiata è ancora un po’ deteriorata, ma finalmente è su quattro corsie e si può camminare a un passo decente. Cesena e l’imbocco dell’autostrada Adriatica sono ormai dietro l’angolo. E lì pare di entrare in un altro mondo, fatto di sei corsie e di un manto perfetto. Ma mamma mia che fatica arrivare al mare.