Arezzo, 5 marzo 2024 – Tre aretini verso il valico di Rafah, luogo simbolico della guerra Hamas-Israele, considerata una delle più sanguinose e pericolose del conflitto arabo-israeliano. Un viaggio della speranza per chiedere il cessate il fuoco quello intrapreso da Paolo Pezzati, portavoce sulle crisi umanitarie di Oxfam Italia e dai giornalisti Luca Faenzi e Alfio Nicotra. Sono partiti domenica, insieme ad operatori umanitari, ad attivisti, ad altri giornalisti e al gruppo di 14 parlamentari dell’opposizione, componenti dell’Intergruppo per la Palestina. Hanno viaggiato con un volo di linea, a proprie spese, per raggiungere l’Egitto ed incontrare i rappresentanti di varie ong – da Oxfam a Medici senza frontiere – attive a Gaza dall’inizio dei bombardamenti israeliani.
Una missione, promossa dalla Rete Aoi (associazione delle ong italiane) che "ha tre finalità" spiega Pezzeti: "Poter rilanciare il nostro appello di cessate il fuoco e chiedere un’apertura completa e incondizionata di tutti i luoghi a Gaza per garantire l’accesso umanitario. E ancora accompagnare fino al confine tre container di aiuti realizzati grazie alla raccolta fondi #EmergenzaGaza promossa dalla stessa Aoi. E infine portare un messaggio di solidarietà ai palestinesi: non siete soli". Dopo due giorni nella capitale egiziana il gruppo, attraverso il Sinai, è poi partito per il valico di Rafah (l’accesso sud alla Striscia), dove contano di arrivare questa mattina ed incontrare le agenzie umanitarie che provano, nonostante gli ostacoli, a far arrivare gli aiuti essenziali nella Striscia. "Quella messa in piedi è una vera e propria impresa. Far arrivare fin qui una delegazione così numerosa, composta poi da diversi giornalisti, è già stata cosa ardua. Adesso le difficoltà sono rilevanti. Stiamo affrontando vari check point di controllo" ci ha raccontato ieri, dal Sinai, Pezzati.
“Abbiamo al nostro seguito decine di tir con aiuti umanitari che fanno la nostra stessa strada. Ci hanno informato che al confine ci sono 1500 mezzi fermi, quelli arrivati ora, carichi di aiuti, riusciranno ad entrare solo tra un mese" continua. "La necessità di aiuti è incommensurabile, quello che sta entrando è solo una goccia nell’oceano. Non esiste nessuna possibilità di aiutare la popolazione senza il cessate il fuoco" spiega. "Nel nord di Gaza si muore di fame e la carestia sta già colpendo centinaia di migliaia di persone. È cruciale consentire al più presto l’ingresso di aiuti, aggiunge Pezzati. I nostri partner ci hanno raccontato che per sopravvivere si mangiano erbe selvatiche o si beve acqua sporca". Intanto in queste ore, a est di Rafah, hanno perso la vita sotto le bombe 25 persone, tra cui sei bambini: si segnalano vittime anche nel campo profughi di Jabalia, a nord di Gaza.