Arezzo, 13 marzo 2025 – “C’è un protocollo d’intesa tra l’Università di Bologna e i vigili del fuoco dell’Emilia Romagna che coinvolgerà anche il comando di Arezzo: ci sarà uno screening sulle eventuali presenze di sostanze pericolose nel sangue del personale disponibili a sottoporsi ad analisi del sangue”. E l’Agenzia regionale per la protezione ambientale realizzerà “rilievi ambientali nell’acqua e nell’aria all’interno delle caserme di Arezzo”. Parole scandite con fermezza dal comandante aretino dei vigili del fuoco. Fabrizio Baglioni ha parlato davanti ai microfoni dei cronisti dopo l’incontro con i familiari dei tre vigili del fuoco morti per glioblastoma.
Il tumore si è portato via Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli tra l’ottobre del 2022 e il dicembre del 2023. Una coincidenza che inquieta, ora diventata caso nazionale: i tre pompieri lavoravano ad Arezzo e sono morti uno dopo l’altro. Stessa fine per Mario Parlascino, di Spoleto per alcuni anni in servizio nella caserma aretina. Figli e mogli ora chiedono che venga fatta luce. Nel mirino degli accertamenti che prenderanno il via a breve, ci sono le sostanze perfluorate o polifluorurate, particelle che si annidano nell’umido e la cui presenza in eccesso è cancerogena. L’ipotesi che le famiglie mettono sul tavolo è una possibile correlazione tra l’esposizione a queste sostanze nei dispositivi di protezione individuali.
“Crediamo che quanto sta emergendo sia qualcosa che riguarda tutta l’Italia, circoscriverlo ad Arezzo sarebbe un errore. Già il fatto che lo studio verrà fatto in Emilia-Romagna ci dà speranza” così i parenti dei tre vigili del fuoco dopo l’incontro con il comandante. L’incontro “è stata la risposta favorevole ai parenti dei colleghi che non ci sono più. Per me è oltre che un dovere anche un piacere ascoltare le loro emozioni e volontà”, dice Baglioni.
L’Amministrazione, spiega, “ha subito recepito la problematica e ha manifestato la volontà di poter capire e comprendere le motivazioni delle dolorose morti, ed eventualmente prendere le misure opportune per chi fa questo lavoro”. E aggiunge: “Già da anni l’amministrazione aveva preso misure per evitare l’uso di quei liquidi che contenessero sostanze potenzialmente pericolose. Le particelle Pfas non sono più contenute nei liquidi schiumogeni dei vigili del fuoco, a eccezione degli aeroporti che noi non abbiamo”.
Sulla vicenda aretina è intervenuto anche il Dipartimento nazionale: “Il caso è seguito con la massima attenzione, siamo in continuo contatto con le organizzazioni sindacali”. Gli accertamenti e la ricerca con l’Università di Bologna “consentirà di confrontare i risultati ottenuti con quelli più recenti riportati in letteratura - prosegue la nota - a testimonianza dell’attenzione per il proprio personale, il Dipartimento ha sentito il bisogno di potenziare il settore sanitario istituendo la Direzione centrale per la salute”. Al momento non c’è un fascicolo aperto in procura. Nessuno dei familiari ha presentato un esposto alla magistratura. “Il nostro interesse è solo avere verità, non ci interessa un processo”, dicono le vedove e i figli delle vittime. Ma è chiaro l’obiettivo: avere risposte chiare. Che incrociano il dolore della perdita ma possono aiutare chi in caserma continua a lavorare.