
I familiari dei tre vigili del fuoco morti a distanza di pochi mesi per la stessa malattia
Arezzo, 5 marzo 2025 – Tre vigili del fuoco aretini morti a distanza di pochi mesi per la stessa malattia rara.
Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli sono morti nell’arco di un anno e due mesi dopo essere andati in pensione. Hanno lavorato fianco a fianco per anni nella caserma di via degli Accolti ad Arezzo.
Tutti e tre sono morti a causa di un tumore raro, un glioblastoma di IV grado, come hanno raccontato Arezzo Notizie e Tgr Toscana. l glioblastoma è un tumore al cervello che colpisce 3/4 persone ogni 100mila l’anno, ma nell’arco di pochi mesi ha ucciso tre dei circa 200 vigili della caserma aretina. Fatalità, si sono sentiti dire i parenti.
Che però hanno cominciato ad avere sospetti. Ora si stanno battendo per far luce su quella che potrebbe non essere solo una sfortunata coincidenza.
Hanno iniziato a fare ricerche in autonomia, per capire se esiste una relazione tra la malattia che ha colpito i loro cari e l’attività lavorativa.
La caserma di Arezzo, un luogo che per i tre, per tanti anni, è stato teatro di sacrifici e quotidiane sfide professionali, si trova ora ad affrontare un dramma che va ben oltre la normale tragedia di una malattia. “Abbiamo fatto delle ricerche bibliografiche – afferma Matteo Ralli al microfono di Rai3 – abbiamo delle ipotesi. Che il tutto possa dipendere dall’esposizione alle particelle Pfas che ancora oggi sono contenute nei Dpi in dotazione ai Vigli del Fuoco, nelle tute e nelle schiume antincendio”.
Il sospetto dei familiari è che questi dispositivi di protezione, che dovrebbero garantire la sicurezza dei lavoratori, possano invece nascondere un rischio invisibile e letale.
I familiari delle vittime hanno deciso di intraprendere un’azione concreta per fare chiarezza e ottenere giustizia.
Hanno avviato una procedura per il riconoscimento della causa di servizio, un processo che consente ai dipendenti pubblici di far riconoscere ufficialmente come causa del decesso una malattia legata al proprio lavoro, analogamente a quanto avviene con gli infortuni sul lavoro nel settore privato.
La volontà delle tre famiglie non è quella di chiedere denaro, ma “richiedere al Ministro l’inizio di un’indagine epidemiologica” - spiega Alessio Marraghini.
Un’indagine che potrebbe fare luce su una realtà finora poco esplorata, ma che potrebbe salvare la vita di molti altri lavoratori.
Intanto i famigliari sono stati contattai dalla moglie di un altro Vigile del Fuoco che ha prestato servizio a Bibbiena e Arezzo nei primi anni 2000, anche lui sarebbe morto per la stessa malattia.