LUCA AMODIO
Cronaca

Vigili del fuoco morti per tumore, parte l’indagine di Arpa e Università: esami su acqua e aria nelle caserme

Il comandante aretino Fabriglio Baglioni: “Non sottovalutiamo nulla, incontreremo i familiari”. L’ateneo di Bologna farà alcune ricerche su base anonima tra i pompieri della provincia. L’inchiesta interna

Vigili del fuoco morti per tumore, parte l’indagine di Arpa e Università: esami su acqua e aria nelle caserme

Arezzo, 9 marzo 2025 – I vigili del fuoco vogliono vederci chiaro sulla scomparsa dei loro tre colleghi, vittime del glioblastoma. L’indagine interna sta per partire e si snoderà in due direzioni: la prima con un accertamento condotto dall’Università di Bologna, il secondo sotto l’egida dell’Arpa. Il caso dei tre pompieri morti per il tumore al cervello è un allarme che è stato preso in carico con il massimo scrupolo da parte del comando provinciale di Arezzo, adesso in prima linea per far luce sulla questione. “Non sottovalutiamo nulla - ci spiega il comandante aretino Fabrizio Baglioni - da parte nostra c’è massima collaborazione con i familiari: ci hanno chiesto un incontro e ci vedremo mercoledì prossimo. Sentiremo se ci sono richieste particolari da parte loro”.

Mario Marranghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli. Sono i tre vigili del fuoco morti per un glioblastoma tra il 2022 e il 2023
Mario Marranghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli. Sono i tre vigili del fuoco morti per un glioblastoma tra il 2022 e il 2023

Già, perché il caso sollevato da ArezzoNotizie nei giorni scorsi inquieta e le famiglie di Mario Marranghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli non si tirano indietro. Tutti e tre sono morti tra l’estate del 2022 e il 2023, poco dopo essere andati in pensione. Avevano lavorato insieme. “Ho fatto una promessa a mio padre, andare a fondo della questione, porto avanti la sua battaglia”, a usare le parole di Matteo Ralli, figlio di Antonio che nei giorni scorsi ha raccontato a La Nazione quale sia il loro spirito. Verità e giustizia. Questo cercano, non un risarcimento economico. E alla fine da parte della grande famiglia dei vigili del fuoco la loro istanza non è passata in sordina. Anzi. Subito ha preso il via un’indagine interna.

Un’inchiesta ma che si snoderà in due direzioni. Da una parte ci sarà una collaborazione con il mondo della ricerca accademica, grazie ad un protocollo d’intesa che è stato firmato in questi giorni dall’Università di Bologna. Un accordo di recente definizione ma i cui contatti erano scaturiti già in tempi non sospetti. L’ateneo non è nuovo a questo genere di approfondimenti: alle spalle ha già alcune pubblicazioni sulle Pfas in Veneto, dove era venuto fuori un caso simile e ci fu bisogno di monitorare la popolazione. Ora però le ricerche si svilupperanno su base anonima sui circa 200 vigili della provincia.

Nel mirino delle ricerche ci sono infatti le sostanze perfluorurate o polifluorate, particelle che si annidano nell’umido e la cui presenza, in eccesso, è cancerogena. Le ipotesi delle famiglie mettono sul tavolo una possibile connessione con l’esposizione di queste sostanze nei dispositivi di protezione individuale in dotazione ai vigili del fuoco, come tute e schiume antincendio. E se questi dispositivi nascondessero un rischio invisibile e letale? Si chiedono le famiglie.

Anche l’Arpa è stata chiamata a sciogliere l’interrogativo. E qui parte la seconda faccia della ricerca. In questo caso le analisi saranno rivolte verso aria e acqua in tutte le sedi dei vigili del fuoco della provincia, sia negli spazi interni che esterni. Ad Arezzo ma anche Cortona, Montevarchi e Bibbiena. Nei mesi scorsi un’analisi di Greenpeace aveva rilevato quantitativi fuori norma degli Pfas nell’acqua pubblica ma tutto era poi rientrato dopo i controlli di Nuove Acque che aveva detto con vigore che non c’era alcun pericolo.