GAIA PAPI
Cronaca

Vigili del fuoco morti per lo stesso tumore, il caso diventa nazionale: indagini estese a tutte le regioni

Il ministero estende analisi e indagini. Il dolore di Alessandra Giannelli per il marito Maurizio Ponti morto per glioblastoma nel 2023: “Il malore in bici, poi il calvario. Furono sue le prime denunce”

Vigili del fuoco morti per lo stesso tumore, il caso diventa nazionale: indagini estese a tutte le regioni

Arezzo, 12 marzo 2025 – Una vita insieme. Il fidanzamento, il matrimonio, i tre figli. Poi è arrivato lui, il glioblastoma, che in 23 mesi si è portato via tutto. Certo non i ricordi, gli affetti verso quella “persona eccezionale”. Alessandra Giannelli ricorda così il marito Maurizio Ponti, il vigile del fuoco morto per un glioblastoma nel 2023. Lo stesso tumore che si è portato via i colleghi aretini Mario Marraghini e Antonio Ralli, oltre a Roberto Parlascino di Spoleto ma che ha presentato servizio ad Arezzo per alcuni anni.

Mario Marranghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli. Sono i tre vigili del fuoco morti per un glioblastoma tra il 2022 e il 2023
Mario Marranghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli. Sono i tre vigili del fuoco morti per un glioblastoma tra il 2022 e il 2023

Casi sui quali il dipartimento dei vigili del fuoco di Roma sta seguendo con massima attenzione, visto anche il contatto sul tema con le organizzazioni sindacali. “Per approfondire dal punto vista scientifico la possibile correlazione tra i vigili del fuoco e l’esposizione a Pfas, è stato sottoscritto un accordo attuativo con l’Università di Bologna che riguarderà, oltre l’Emilia Romagna, anche la città di Arezzo”, spiega . “A testimonianza della grande cura e attenzione per il proprio personale, il Dipartimento ha sentito il bisogno di potenziare il proprio settore sanitario istituendo la Direzione centrale per la salute, articolata in cinque uffici con competenze strettamente sanitarie ed un ufficio con competenze tecniche, per occuparsi dei temi della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro”, conclude la nota stampa che suscita il plauso anche da parte di Marco Piergallini, segretario generale del sindacato Conapo che da tempo chiede attenzione al pericolo Pfas.

Ma ancora il dolore delle famiglie rimane. “Mi fa ancora male parlarne, ma è giusto farlo. Maurizio era un gran lavoratore, amava i pompieri come una famiglia. In più era un ciclista amatoriale, quando poteva saliva in sella alla sua bici. Ed è proprio durante una girata che la malattia ha fatto la sua comparsa. Era il 1° maggio 2021, stava facendo una escursione intorno al lago quando ha avuto un malore, una crisi epilettica. Sul momento avevamo dato colpa al caldo, non gli si dette troppo peso” racconta la moglie. Invece Maurizio va peggiorando. “Il 13 giugno, era sempre in bici, quando una volta sceso non riuscì più a risalire, non comandava la gamba sinistra”. La corsa al pronto soccorso del San Donato, la tac, poi la risonanza e subito il verdetto tremendo. “C’era questa massa da verificare, ci dettero il contatto di Milano e lì il mondo che ci cade addosso: l’aspettativa di vita era tra i 18 e i 24 mesi al massimo”. Per la famiglia Ponti inizia un calvario. “È stato benino un annetto, nel frattempo nostro figlio più grande anticipa le nozze per dargli una gioia. Ma a luglio la risonanza evidenzia una nuova recidiva. Il 7 luglio del 22 il secondo intervento; poi non è stato più bene. Ad aprile 2023 non vedeva più, non camminava, era diventato quasi un vegetale. Il 23 maggio ci ha lasciato”. Cinque mesi prima di andare in pensione. “Attendeva ottobre con ansia per avere più tempo per andare con la sua amata bici...e invece” si commuove la signora Alessandra. “Lui ci ha creduto fino in fondo. Ancora in vita aveva iniziato la sua battaglia. Aveva chiesto la verifica degli ambienti del comando, si era reso conto che qualcosa non andava, e la morte dei suoi due compagni aveva aumentato i suoi sospetti” continua a raccontare. “Aveva chiesto ai sindacati e al comandate del momento di far effettuare delle verifiche, degli accertamenti. Pare che Arpat avesse fatto qualche studio, ma che non avesse rilevato niente. I nostri sospetti vanno sulle vecchie dotazioni date ai vigili del fuoco. Lui in vita ha fatto una causa di servizio, già respinta in quanto quello specifico glaucoma non rientra tra le cause di morte previste. Per questo stiamo lottando per farlo inserire tra le malattie professionali. È inutile chiamarli angeli se poi non viene riconosciuto il rischio per quello che fanno”.

Oggi si terrà l’incontro con il comandante Baglioni. “Credo che possa darci una mano per effettuare controlli approfonditi al fine di tutelare chi ancora lavora in caserma e non solo ad Arezzo. È una battaglia che faccio per Maurizio, spero che sia orgoglioso di noi”.