"Siamo pronti a prolungare il mercatino tirolese fino alla Befana, anche se comprendo le esigenze degli antiquari". Guenther Tarneller non contento di garantire la presenza sua e degli altri due soci della grande operazione Natale, lancia nel piatto l’ultimo asso, finora tenuto prudentemente nella manica. Perchè cambierebbe il profilo dei due mesi aretini, chiudendo il cerchio delle feste. Ma anche perchè è una disponibilità destinata ad aprire una scelta non facile. "È chiaro che la nostra unica condizione è di poter usufruire anche a gennaio di piazza Grande". Inevitabile, se anche lo volessero (e non lo vogliono) sarebbe impensabile traslocare il villaggio del nord da una piazza all’altra, salvo assumere Mary Poppins per il trasloco. Quindi? Nel clima trionfale di queste ore gli altri protagonisti sulla scena non si pronunciano. Non lo fa l’unico referente che conta davvero, Simone Chierici, assessore e presidente della Fondazione Intour. E non lo fa Confcommercio, alla quale si deve la prima stretta di mano storica con i soci meranesi del villaggio tirolese e che da allora cura con la Fondazione l’allestimento di tutto l’evento.
Ma l’assist di Guenther ha il vantaggio di cadere in un clima favorevole. I numeri dei visitatori sono ormai in vista del milione e mezzo di presenze e soprattutto confermano come tante famiglie abbiano inserito nel navigatore proprio il prolungamento dopo Natale, affollando il centro a livelli record. Il resto della Città di Natale rimane ma è chiaro che le casine tirolesi sono il piatto forte della maratona sotto l’albero. E sia la Confcommercio che il Comune si rendono conto che i quasi due mesi filati di apertura integrale proietterebbero sempre più il Natale aretino a capotavola, a livello nazionale. Lo sono già come dimensione dell’appuntamento, nessun altro può permettersi di sfoggiare un percorso che dalla zona Stazione arriva alla Fortezza e completo di tutto. La coda metterebbe nel motore non solo la partenza anticipata di metà novembre, bruciando sul tempo di 15 giorni i mercatini del nord, ma anche un’estensione fino alla Befana. Sull’altro piatto della bilancia c’è una Fiera in grande crescita, forte di numeri importanti e che dal 1968 è la marcia in più del turismo cittadino. Una doppia assenza da piazza Grande a dicembre e a gennaio non sarebbe indifferente. In ballo c’è una scelta di campo, una scelta politica e che almeno richiede dei contrappesi. Guardiamo il calendario: l’edizione di dicembre 2025 offre su un piatto d’argento l’occasione di fare una Fiera di 3 giorni, quasi perfetta: 6, 7 e come terzo giorno proprio l’otto dicembre. Senza referendum, senza inutili orpelli: l’annuncio fin da ora che a dicembre i banchi avranno la possibilità di rimanere aperti tre giorni, la risposta sarà di massa. Non solo: la stessa occasione la offre anche giugno, il mese del compleanno dell’Antiquaria: 31 maggio, 1° giugno e come terza giornata il festivo del due. Una triplice mossa che potrebbe compensare il sacrificio ulteriore di gennaio, dimostrando ai suoi protagonisti e al pubblico quanto la Fiera sia e resti la regina della città. Hai visto mai?
Lucia Bigozzi