Arezzo, 4 giugno 2019 - Villa Wanda resta alla famiglia Gelli. La corte d'appello di Firenze, terza sezione penale, dice no al ricorso presentato a suo tempo dal procuratore capo Roberto Rossi contro la decisione del tribunale che negava la confisca della splendida dimora sulla collina di Santa Maria delle Grazie, dove il Venerabile ex capo della Loggia P2 ha vissuto fino alla morte.
La sentenza è stata notificata in mattinata agli avvocati dei Gelli e anche alla procura. Le motivazioni sostanzialmente ricalcano quelle del primo grado, quando il tribunale, presieduto da Gianni Fruganti, aveva stabilito che bisogna far capo al 1968, data in cui Licio acquistò la villa dalla famiglia Lebole che la possedeva in precedenza. L'allora questore di Arezzo Enrico Moja ne chiedeva la confisca perchè a suo avviso, ma la procura era con lui, il Verabile era già all'epoca persona socialmente pericolosa e dunque l'affare era avvenuto con soldi di provenienza dubbia.
Per il tribunale, invece, e adesso anche per la corte d'appello, Gelli all'epoca non era ancora pericoloso, perchè tutte le vicende penali che l'hanno coinvolto come capo della Loggia P2 sono successive. Nel 1968 era ancora un semplice uomo d'affari che comprò la villa con denari nella sua disponibilità di cui non è stata provata la provenienza illecita.
Adesso la procura generale può far ricorso contro il verdetto dinanzi alla Cassazione, ma si dovrà aspettare ancora qualche giorno per capire se succederà davvero. Nel caso toccherebbe alla suprema corte decidere una volta per tutte sul destino della villa. Altrimenti, senza ricordo, se la sentenza passa in giudicato, il caso è chiuso una volta per tutti con la vittoria dei Gelli.