Gaia Papi
Cronaca

Vino e codice della strada, nell’Aretino le vendite crollano: giù del 30%. “Mettiamo navette in ogni Comune”

Ziantoni, presidente della Federazione Alimentazione: “Le norme hanno minato profondamente le abitudini”. Oltre l’allarmismo generale, ecco le soluzioni in ballo per arrestare l’emorragia di vendite già in atto

Arezzo, 30 gennaio 2025 – “Meno birre e più cene da asporto” era il titolo di un nostro articolo, pubblicato alla fine dello scorso anno, per commentare come le nuove regole della strada avessero iniziato ad impattare sulle scelte degli aretini a tavola. Abbiamo fatto passare del tempo per capire come, a caduta, le ripercussioni stessero colpendo le aziende vitivinicole. Per la cronaca: il nuovo codice della straa, voluto dal ministro Matteo Salvini, è entrato in vigore il 14 dicembre scorso. Un codice che rispetto alle vecchie norme, non apporta alcuna modifica ai limiti del tasso alcolemico e quindi quello che era consentito bere prima, è consentito anche oggi. A cambiare sono le sanzioni. Superare lo 0.5 g/l di tasso alcolemico basta per incappare in sanzioni pesanti: multa tra 573 e 2.170 euro e sospensione della patente da 3 a 6 mesi per un tasso da 0.5 a 0.8; multa da 800 a 3.200 euro, arresto fino a 6 mesi e sospensione della patente da 6 mesi a 1 anno con un tasso compreso tra 0,8 e 1,5 g/L e multa tra 1.500 e 6.000 euro, arresto da 6 mesi a 1 anno e sospensione della patente da 1 a 2 anni con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/L.

“Una percezione sempre più rigorosa delle norme che può scoraggiare i consumatori, inducendoli a rinunciare a un calice di vino durante una cena al ristorante, in enoteca e in tutti quei locali in cui si consuma vino” spiegano i ristoratori. Facile immaginare il danno economico che, di riflesso, potrebbe ricadere sui produttori, sull’intera filiera vitivinicola italiana e anche sui tanti appassionati di vino che amano trascorrere serate di convivialità, accompagnate da un buon calice. C’è chi difronte a “Inevitabili pesanti ripercussioni” non sta con le mani in mano e cerca di trovare soluzioni. E’ Stefano Ziantoni, presidente della Federazione Alimentazione di Confartigianato, nonché comproprietario dell’azienda agricola San Luciano di Monte San Savino. “Gli allarmismi che si sono scatenati nelle ultime settimane sono probabilmente figli della scarsa conoscenza delle nuove norme e forse anche un po’ strumentali” spiega. “La nostra ristorazione, a differenza di quella del nord Europa, è caratterizzata molto da strutture in campagna, quindi raggiungibili solo con i mezzi. La mia idea, che è ancora allo stato embrionale, è quella di creare una rete per garantire un servizio all’utenza. Offrire mezzi, Ncc o taxi, ai clienti di ristoranti e locali vari. L’idea è quella di coinvolgere le associazioni di categoria, i Comuni e i ristoranti, le cantine, le enoteche, ognuno per contribuire con una parte economica, che andrà a costituire il contributi per il driver, così da ammortizzare i costi dell’utente che usufruirà del comodo servizio” spiega Ziantoni.

“Qualcosa va pur fatto, perché l’indotto, sia al livello economico che culturale, è stato colpito pesantemente. Si sono minate profondamente le abitudini, per colpa di pochi che certo non cambieranno le proprie”. Intanto in Valdarno alcuni ristoranti si sono organizzati con le loro auto per accompagnare a casa i clienti. “Soluzioni ne stanno venendo fuori in ordine sparso. L’idea sarebbe quella di creare un progetto comune, perché il danno sarà enorme. Il vino per la nostra cultura è un alimento”.

Quello di Ziantoni è un occhio attento e diretto sul mondo vitivinicolo grazie alla gestione della sua azienda. “A livello di ristorazione gennaio è sempre un mese di calo: alcuni ristoranti chiudono e le persone vanno meno a mangiare fuori dopo le abbuffate natalizie. Però, rispetto allo scorso anno, stiamo registrando un meno 30%, che sia dovuto solo ad un calo economico non ci credo. Siamo molto preoccupati” conclude.