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Cronaca

Vita e tormenti di Edda. Le vacanze in Casentino della figlia del Duce fra sigarette e fughe

Un libro ripercorre le vacanze a Badia Prataglia dove la futura signora Ciano fece comunione e cresima: fumava di nascosto e poi sparì su una macchinina.

Vita e tormenti di Edda. Le vacanze in Casentino della figlia del Duce fra sigarette e fughe

Maurizio

Edda e il suo dramma. Edda è la figlia primogenita e prediletta di Benito Mussolini: la sua vicenda è scandita da una trama fatale e inesorabile, da tragedia greca. Un unicum nella storia di tutti i tempi: la storia di una donna, di una moglie e di una madre di tre figli che, nel volgere di quattordici mesi, perde prima il marito e poi il padre. Entrambi fucilatie. Suo marito, l’ex ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, giustiziato da miliziani della Repubblica Sociale a Verona, l’11 gennaio 1944, come da sentenza di un processo sommario intentato nella città scaligera con l’accusa di alto tradimento per aver votato, insieme ad altri gerarchi, l’ordine del giorno di Dino Grandi nell’ultima riunione del gran consiglio del fascismo svoltosi a Palazzo Venezia nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943. Una data che aveva segnato la caduta di Mussolini e il suo conseguente arresto. Suo padre fucilato dai partigiani a Dongo il 28 aprile 1945 e l’indomani esposto con Clara Petacci e altri gerarchi a Milano, a una pompa di benzina di piazzale Loreto.

L’esistenza di Edda, che, finito il fascismo si era rifugiata in Svizzera e poi era stata confinata nell’isola di Lipari, non era stata mai facile. Una vita difficile, a partire da un’infanzia a dir poco turbolenta. Una bambina cresciuta in una famiglia diversa, molto particolare. Una tragedia italiana, una tragedia familiare e storica di cui parlo nel mio libro "Sangue di famiglia. Edda Ciano Mussolini: amore, odio e perdono" (Edizioni Medicea Firenze): questo estratto parla delle sue vacanze in Casentino.

"La quindicenne Edda vive un movimentato periodo di vacanze in Casentino, protagonista di un’avventura che inizia a Badia Prataglia e si conclude sulla pubblica piazza a Bibbiena fra lo sconcerto degli astanti, ignari che la scapigliata ragazzina comparsa all’improvviso è la figlia dell’uomo che da dittatore sta governando l’Italia. Essere la figlia del duce non equivaleva alla perdita della libertà. Edda era infastidita dai pedinamenti della polizia anche per un motivo specifico. A forza di tallonarla si sarebbe scoperto, e subito riferito a chi di dovere, che aveva iniziato a fumare. A quattordici anni Edda accese la prima sigaretta. La prima di una quantità industriale di sigarette accese e spente fino all’ultimo giorno. In questo non assomigliava troppo al padre. Congedatosi dalle spagnolette attizzate "nelle indimenticabili giornate della trincea" per sconfiggere la paura di morire da un momento all’altro e per togliersi di dosso "il freddo e il fetore dei cadaveri dimenticati", Mussolini aveva smesso di fumare. A dirla tutta, però, in una foto scattata nel 1923, in occasione della visita della famiglia reale inglese, un Mussolini particolarmente grintoso, malgrado la tuba, i guanti e il fazzoletto nel taschino, aveva tra le labbra una sigaretta. Solo per posa? Altri ravvedimenti, stavolta epocali, si profilavano all’orizzonte.

L’avvicinamento tra le due rive del Tevere per risolvere la cosiddetta Questione Romana, il dissidio che contrapponeva il Vaticano e il Regno d’Italia, comportava la normalizzazione della famiglia Mussolini ai precetti religiosi. Nell’estate del 1925, ricevuta un’infarinatura di catechismo l’estate precedente nell’eremo francescano di Camaldoli, i tre figli di Mussolini passarono a comunione e a cresima. A officiare il rito, in una villa del Casentino, fu Vincenzo Vannutelli, creato cardinale da papa Leone XIII vescovo di Palestrina. La scelta di Vannutelli non era casuale: dopo la marcia su Roma era stato tra i primi a brindare alla vittoria delle camicie nere. Il distacco del Duce dall’originario anticlericalismo socialista doveva ancora scrivere il suo ultimo ed eclatante capitolo(...). Pochi giorni dopo l’assolvimento degli obblighi di fede, Edda in compagnia della cugina Enrica e di due amici trascorse le vacanze a Badia Prataglia, località del Casentino, terra di confine e di scambi secolari tra Toscana ed Emilia e Romagna.

Da Badia Prataglia l’allegra brigata decise di avventurarsi in una gita a Bibbiena a bordo di vetture giocattolo: una macchinina a pedali e due sgangherate carrioline di legno. I sedici chilometri che dividono Badia Prataglia e Bibbiena erano una ragguardevole distanza per dei ragazzini muniti di rudimentali mezzi a trazione muscolare.

Una faticaccia, ma una bella scampagnata. Una brutta esperienza, invece, per il guardiano, tale Fabrizi, preposto alla sorveglianza dei quattro fuggitivi. Risvegliatosi dalla pennichella pomeridiana, accortosi che i signorini si erano dileguati entrò nel panico. Il guardiano si gettò alla loro ricerca inlungo e in largo. Niente, spariti. Nel mentre, i gitanti motorizzati avevano tagliato il traguardo di Bibbiena in condizioni precarie: laceri, sporchi, infangati dalla testa ai piedi. Materializzatisi nella piazza principale, tutti liguardavano allibiti: "E questi da dove spuntano fuori?". E se avessero saputo che fra loro c’era la figlia del Duce sarebbero rimasti ancor di più sbalorditi. Per fortuna i quattro ragazzini vennero riconosciuti da una persona che pochi giorni prima li aveva visti agghindati a modino in chiesa farsi la comunione.

Una signora li portò a casa sua per lavarli e rifocillarli. Rachele subito avvertita partì per l’operazione di recupero. Edda si aspettava rimproveri e conseguente punizione. La mamma "non mi picchiò, quella volta, c’era altra gente...".