di Lucia Bigozzi
Trentasei anni a cucire colli di giacche e a imbastire pantaloni firmati Lebole nella "fabbrica-città" che ha scritto un pezzo di storia dell’Arezzo negli anni del boom economico. Poi le battaglie nel sindacato, la Cgil e ora nella sezione pensionati, "per difendere noi lavoratrici, entrate al lavoro senza una lira in tasca", dice Gabriella, 79 anni che non avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a "dover intaccare i risparmi perchè la pensione non mi basta più per arrivare a fine mese". Gabriella riceve 900 euro, vive sola e "meno male che la casa è mia", sospira. Da sindacalista "verace" non ha perso la verve battagliera, eppure racconta di "una difficoltà che va avanti ormai da molto tempo ed è frustrante perchè colpisce anche la sfera della dignità della perosona". Una fatica quotidiana, legata all’esplosione delle bollette di luce e gas e ai rincari dei prezzi che la costringono a svuotare il carrello della spesa, anzichè riempirlo. "Da tre anni faccio economia come mai fatto in vita mia. Ho rinunciato alla gita annuale con le amiche e per me che adoro viaggiare, è un sacrificio". Ma nell’elenco delle cose ora "impossibili" ci sono anche "la colazione al bar e le due settimane al mare. Mi fa male pensare che nella mia condizione ci sono anche le compagne della Lebole, anche se molte di loro se la cavano meglio perchè possono contare sull’assegno mensile del marito; io invece, devo fronteggiare tutto da sola".
E’ appena uscita dal Covid e da un intervento di cataratta all’occhio, ma Gabriella tiene duro e ha deciso di raccontare la sua "difficoltà perchè bisogna denunciare una condizione che colpisce tantissimi pensionati aretini. Io mi sono ritrovata all’improvviso con un raddoppio delle bollette e in un mese ho dovuto pagare 270 euro di metano, 150 di luce, 45 di condominio, il consumo dell’acqua e altri tributi; ne ho contati sei sul mio tavolo. Con 900 euro al mese non ce la faccio e ho dovuto prendere un pò di soldi dai risparmi in banca. Sono preoccupata perchè da sei mesi sto intaccando quello che ho messo da parte dopo una vita di lavoro. Non è giusto".
Gabriella non vede "una via d’uscita; seguo molto la politica ma non mi sembra ci siano le condizioni per uscire da questo pantano in fretta. Il punto è che la gente come me non può reggere un peso del genere", argomenta rievocando le "battaglie per le conquiste in fabbrica", quando aveva 19 anni e nel 1962 varcò per la prima volta i cancelli della Lebole. "Eravamo ventenni, non avevamo niente ma con il nostro impegno riuscimmo a comprare una casa, molte di noi poterono sposarsi, mettere su famiglia, far studiare i figli". Oggi sulla soglia degli ottanta anni, Gabriella deve "centellinare" la seduta dal dentista, il check up dall’oculista e piccoli, normalissimi, peccati di gola:"Quest’anno non mi sono potuta permettere nemmeno due ciliegie".