Arezzo, 17 novembre 2020 - Non era solo l’impressione dell’occhio quella della domenica più desolata e desolante dal primo maggio (l’ultima festività del lockdown duro) a questa parte. Il giorno dopo, a conferma, arrivano i dati di City Analytics, in collaborazione con Enel X: i movimenti degli aretini sono calati del 43 per cento rispetto alla settimana precedente e del 42 per cento nel confronto con il gennaio e il febbraio precedenti all’emergenza, quando il Covid pareva ancora un virus tutto cinese.
Restiamo lontani, però, dal fermo totale del primo lockdown, rispetto al quale siamo ancora a quasi il doppio delle presenze: più 95 per cento. Chiusi in casa, insomma, ma non rattrappiti come allora. Non a caso, a guardare meglio la mappa dei flussi, è facile constatare che Arezzo è la provincia che registra il minor calo di tutta la Toscana, più o meno alla pari con Firenze, che sta al meno 44 per cento. Siena e Grosseto, le altre due realtà del sudest, sono rispettivamente al meno 56 e meno 51, il resto della regione naviga a cavallo del 50.
Persino la seconda regione finita nelle nuove zone rosse, la Campania indisciplinata per definizione, registra delle riduzioni dei movimenti superiori agli aretini in tutte le province, a cominciare da Napoli che fa il meno 56 per cento. Come a dire che siamo rintanati sì ma si può far meglio.
Se è vero, come dice uno dei tanti esperti interpellati in questi giorni, che una discesa del 10 per cento nei movimenti e nell’uso dei mezzi pubblici porta a una riduzione del rischio di contagio del 50, già agganciare il livello medio della Toscana (meno 50 per cento, 7 punti di differenza) contribuirebbe ad allentare la morsa del virus. Ci è già più vicino il capoluogo (meno 47), lo superano Montevarchi (meno 53) e Bibbiena (meno 56), recalcitrano Cortona (meno 41) e San Giovanni (meno 38).
Il record appartiene alla minuscola Montemignaio (meno 82). Di una cosa comunque c’è da star certi, ancor prima che arrivino i dati: il lunedì, come è logico che sia, segna una netta ripresa degli spostamenti: torna a muoversi chi lavora, sale il traffico, riaprono dopo il festivo i negozi autorizzati a lavorare anche in zona rossa.
Non sono pochi, come si vede anche dal Corso, decisamente più vivo rispetto al deserto domenicale, e dai centri commerciali. Nel più grande della città, il Setteponti, accendono le luci i due marchi più grossi dopo la Coop, Euronics, che come insegna dell’elettronica ha la deroga per tutti i punt vendita, insieme a Uniero e Trony in provincia, e Decathlon, che la ha per gli articoli sportivi, come Universo Sport in piazza Guido Monaco.
Nel salotto buono sono aperti anche le vetrine dell’intimo, gli ottici, le profumerie, i negozi di make up. Un panorama che dà un minimo di vivacità alle vie dello shopping, senza il vuoto domenicale o del primo lockdown. I soldi, anche se sono meno rispetto al pre-emergenza, resta però difficile spenderli. Anche per la prudenza dei tanti che in tempi così incerti preferiscono risparmiare: il classico tesoretto, buono per ogni evenienza. Ecco, dunque, che come emerge dalla classifica del Sole 24 Ore, crescono i depositi bancari.
La media è di 24 mila euro procapite, il 7 per cento in più rispetto al gennaio in cui il Covid non era ancora un problema. Le famiglie ne posseggono il 72 per cento, con un aumento lieve (il 2,8), le aziende il residuo 28 per cento, ma con una crescita molto più forte del 22.
Il che fa presumere che gli imprenditori non investano e scelgano di tesaurizzare in attesa di capire come e quando riprenderà l’economia. Gli aretini risparmiano meno del dato toscano e nazionale. Più audaci o semplicemente più squattrinati?