Dalle antiche ceramiche aretine all’arte di Giorgio Vasari: i Vasari “vasai” raccontati in una mostra

Al Museo Archeologico Nazionale ‘Gaio Cilnio Mecenate’ di Arezzo un nuovo allestimento per ripercorrere il legame tra la famiglia Vasari e la manifattura degli arretina vasa

Arezzo, 11 giugno 2024 – Un percorso espositivo per ripercorrere il legame della famiglia Vasari con le antiche manifattura aretine, a partire dal mestiere di vasaio esercitato dal nonno del più celebre Giorgio, Giorgio di Lazzaro Taldi.

Inaugurerà mercoledì 12 giugno alle 16.30 al Museo Archeologico Nazionale ‘Gaio Cilnio Mecenate’ di Arezzo (via Margaritone 10) “I Vasari “vasai” e la produzione ceramica aretina di età antica”, mostra a cura di Maria Gatto nell’ambito di “Arezzo. La città di Vasari”, il sistema di esposizioni, eventi e celebrazioni che fino febbraio 2025 renderà omaggio al maestro aretino in occasione dei 450 anni dalla morte, promosso da Comune di Arezzo e Fondazione CR Firenze con Fondazione Guido D’Arezzo, in collaborazione con Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, Gallerie degli Uffizi, con la curatela del comitato scientifico presieduto da Carlo Sisi.

Il nome "Vasari" deriva proprio dal mestiere di vasaio esercitato dal nonno del più celebre Giorgio, Giorgio di Lazzaro Taldi. Sulla traccia letteraria della sua vita, la mostra indagherà la relazione fra l'attività di Lazzaro e le ceramiche aretine, che egli studiò, imitò e di cui indagò, come un archeologo ante litteram, le officine in località le Carcerelle, luogo ben noto alla letteratura archeologica.

Un’occasione per visitare il recente allestimento delle sale dedicate ai celebri vasi in terra sigillata ricchi di ornamenti e temi mitologici – particolarmente significativi nell'avvio delle relazioni fra la famiglia Vasari e la casata dei Medici – ora arricchite di un’apposita sezione a illustrare il rapporto tra Lazzaro e gli arretina vasa.

Visitabile fino al 2 febbraio 2025, in occasione dell’opening saranno letti estratti da “Le Vite” a cura di Samuele Boncompagni (orari: lun-sab 9.00-19.30, dom e festivi 9.00-14.00, prima domenica del mese 9.00-19.30, info Libraesva ESG ha rilevato un possibile tentativo di phishing da "customer8438.musvc6.net" www.vasari450.it). Nel corso XV secolo giunse ad Arezzo Giorgio di Lazzaro Taldi da Cortona, che in questa città esercitò l’arte di vasaio in una casa con fornace di sua proprietà posta in contrada da Berardi a Perini (attuale via Mazzini).

Giorgio Vasari nella vita dell'avo Lazzaro ricorda come il nonno Giorgio "attese continovamente alla antiquità de’ vasi di terra aretini; egli nel tempo che era in Arezzo Messer Gentile urbinate, Vescovo aretino, ritrovò i modi del colore e rosso e nero de’ vasi di terra che fino al tempo del Re Porsenna i vecchi Aretini lavorarono. Et egli, che industriosa persona era, fece vasi grandi al torno d’altezza di un braccio e mezzo, i quali in casa di esso si veggono ancora, da quella antiquità per conservazione ritenuti.

Dicono che, cercando in un luogo de’ vasi, dove pensavano che gli antiqui lavorassero, Giorgio trovò in un campo di terra al ponte alla Calciarella, luogo cosí chiamato, sotto la terra tre braccia, tre archi delle fornaci antiche, et attorno cercando vi trovorono di quella mistura vasi rotti infiniti, e degli interi quattro, i quali, venendo in Arezzo il Magnifico Lorenzo de’ Medici, da Giorgio per introduzzione del vescovo gli ebbe in dono; i quali prese, e furono cagione del principio della servitú che con quella felicissima casa poi sempre tenne" (G. Vasari 1558, II, pp. 183-184).