REDAZIONE AREZZO

Proiezione documentario "No Other Land" al Cinema Soci

“Se non vedi non sai, se non sai diventi manipolabile”

La locandina di "No other land"

La locandina di "No other land"

Arezzo, 3 febbraio 2025 – No Other Land, premiato come miglior documentario al 74° Festival di Berlino è il documento visivo di quel che accade giorno dopo giorno, violenza dopo violenza nel territorio di Masafer Yatta, un insieme di 19 villaggi nel sud della Cisgiordania dove una comunità di contadini e allevatori palestinesi da anni resiste al tentativo di sradicamento voluto dal governo israeliano. Se vedi, capisci come si costruisce una spirale che vuole distruggere anziché pacificare.

“Abbiamo filmato, scattato foto e scritto, e abbiamo pensato che fosse molto importante fare questo documentario per presentarlo al pubblico, soprattutto nel mondo occidentale, dove le persone non sanno chi e cosa i loro governi stiano sostenendo.”

Il film, realizzato da quattro giovani attivisti palestinesi e israeliani, Basel Adra, Hamdan Ballai, Yuval Abraham, Rachel Szor, è girato fra il 2019 e l'ottobre 2023, ma evoca anche ricordi d’infanzia di Basel quando tutta la comunità già lottava per non essere espulsa dalla propria terra.

L’oggetto del film è la nakba, l’esodo forzato della popolazione arabo-palestinese, vista, vissuta e documentata dal punto di vista dei registi. E’ ambientato nel presente, lungo la barriera tra Cisgiordania e Israele, dove giorno dopo giorno si polverizzano i sogni, si disperdono le speranze e si spengono anche le illusioni di una esistenza pacifica.

Casentino Antifascista invita alla visione di questo film per sostenere il diritto alla sopravvivenza del popolo palestinese, per informare e diffondere fatti, immagini e notizie sempre più nascosti e censurati da un’informazione controllata e veicolata al servizio dei più forti, per denunciare il genocidio in atto ormai da anni, che a Gaza ha visto uno dei momenti più tragici.

No Other Land mostra le violenze subite dalla comunità palestinese, dalle demolizioni, fino alla sofferenza dei più vulnerabili, come donne e bambini, con un racconto sofferto che va oltre la semplice narrazione per diventare qualcosa di più viscerale e autentico.

Un continuo interrogarsi su come un singolo individuo possa fare la differenza. “Cosa possiamo fare?” chiede il giornalista Israeliano Yuval a Basel, che risponde: “Possiamo solo continuare a filmare.”