Nei settecento anni dalla sua scomparsa ritroviamo Dante Alighieri nuovamente a processo. E non è quello politico tra guelfi e ghibellini che gli costò la cacciata da Firenze e le minacce di morte. Né il processo-convegno che nel 1965-66, nel centenario della nascita del poeta, venne inscenato nella Basilica di San Francesco ad Arezzo. È il nuovo libro di Cinzia della Ciana e Andrea Matucci: “Tre passi con Dante” per Edizioni Helicon. Andrea Matucci, docente di Letteratura all’Università di Siena, divulgatore ed esperto di Dante ha incrociato la penna con Cinzia Della Ciana, avvocato, autrice poliedrica e amante delle arti per dare vita ad un testo insolito, difficile da definire con un solo aggettivo. Non è un saggio, non è un testo teatrale, è un’immersione nell’universo dantesco più intimo. Centosessanta pagine al ritmo di danza in un armonico alternarsi di prosa e poesia, in un cammino tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Un climax ascendente di critica e lettura del Dante autore, messo in discussione dai suoi stessi personaggi. Girone dopo girone il Sommo Poeta si ritrova in un vero giro di schiaffi. Scende dal piedistallo, fa i conti con la propria superbia, le contraddizioni della propria scrittura e tutto il genio. Abbiamo incontrato gli autori che ci hanno guidato come due Virgilio tra le pagine di questo libro. “Il viaggio parte dall’Inferno dove Dante è contestato dalle donne della Commedia a cui non ha mai dato voce – spiega Cinzia della Ciana. Parla un ‘noi’ e dice ‘Noi che non siam Francesca’. Noi che siamo tutte le donne a cui hai negato libera espressione, passione, giustizia e dignità, ora siamo qui a rivendicare ciò che ci spetta di diritto”. In questo coro tra mito e storia ritroviamo Didone, Elena, Cleopatra, Lucrezia e Marzia che “reclamano favella”. Regine, guerriere, spose e amanti che hanno fatto la storia, ma rese mute dal Dante nostrano. Idealizzate, ridotte ad angeli del focolare, cartonati del femminile. Ora aprono un contraddittorio con Dante che non si lascia intimorire e – ancora una volta - salva solo Francesca, l’unica a cui abbia dato parola nell’Inferno. “Tre passi con Dante” è una rilettura della Divina Commedia con una magistrale cucitura tra i saggi di Andrea Matucci e le pièce teatrali di Cinzia Della Ciana che dà voce ai mutati e li sposta di girone in girone. Così approdiamo in Purgatorio, dove c’è il poeta Casella che “attende al varco” l’amico Dante. Un dialogo sfidante e rivelatore sul senso dell’arte e del divino. "Casella che non può essere incasellato", a cui Catone Uticense nel Purgatorio nega la possibilità di cantare, rivendica anch’esso la propria voce e l’urgenza di moltiplicare Bellezza. Perché, come ci dice Cinzia Della Ciana “la poesia è un dono divino ed esprimerla è una forma di preghiera. È un modo per arrivare a Dio in una poetica pura che Casella rimprovera a Dante di non aver colto e accolto nel profondo". Ma è in questa parte del libro che si svela il senso della libertà dantesca: “La libertà che Dante cerca nel Purgatorio, non è semplicemente politica o di espressione. È la libertà di sentirsi parte di un progetto divino e liberamente assecondarlo – spiega Andrea Matucci. È libertà introiettata, non costretta, che parte dalla considerazione della libertà di tutti. Io sono libero se sono liberi tutti. E se è così, siamo come barche che navigano nel fiume del libero arbitrio. Ma ogni deviazione sconsiderata ed egoista fa danni. È una libertà come responsabilità e limitazione della libertà individuale in funzione di una libertà di tutta la società. Questo messaggio è velato nella Divina Commedia, ma rileggerla oggi con gli occhiali della contemporaneità saprà regalarci sempre nuovi spunti di riflessione”. Il processo a Dante continua nel Paradiso dove troviamo Rifeo, eroe troiano, il personaggio minore di cui non parla quasi nessuno. Gli autori gli danno voce, Rifeo il “giusto dei giusti” che dall’occhio dell’aquila in Paradiso si scaglia in un monologo contro il Maestro e rivendica il suo essere pagano. Pone Dante dinanzi alla propria superbia dicendo “ti sei preso la briga di allocarmi in Paradiso contro l’ordine della storia solo perché avevi da dimostrare come opera la Grazia divina”. I nostri “Tre Passi con Dante” giungono al termine, ma non prima dell’assoluzione finale del Sommo Poeta, l’appendice “Ego Te Absolvo” la Canzone di Papa Celestino V, che Dante pose tra gli ignavi, e a cui gli autori confessano – siamo davvero affezionati. È il canto del perdono. “Non è solo remissione dei peccati, è tolleranza e confronto. L’accettazione dell’altro, del diverso – commenta Matucci. È il filo rosso che illumina tutta la narrazione a ritroso e unisce passione, libertà e amore. Il messaggio più forte che può risuonare nell’attualità”. Anna Martini
Cultura e spettacoli“Tre passi con Dante” messo a processo dai suoi personaggi.