SILVIA BARDI
Arezzo

Dal giardino dei ciliegi a Fico, la storia di uno sfratto diventa teatro

Al Festival dello spettatore la storia di Annalisa e Giuliano Bianchi sfrattati dopo 30 anni dal Comune di Bologna e costretti ad abbandonare casa e tutti i loro animali. Originale drammaturgia della compagnia Kepker 452 tra la finzione di Cechov e la vita vera. Fra i protagonisti Lodo Guenzi in un ruolo drammatico

Il giardino dei ciliegi

Arezzo 7 ottobre 2019 -  “In quella casa per trent’anni io sono stato felice”. Ancora più duro doverla lasciare, soprattutto quando, grazie a un contratto in comodato d’uso, in quella casa Giuliano, con la sua moglie Annalisa e le centinaia di animali che vi avevano ospitato, pensava che ci avrebbe vissuto per sempre. E invece uno sfratto imposto dal Comune di Bologna dopo 30 anni ha costretto i coniugi Bianchi a lasciare la colonica di via Fantoni e ad abbandonare tutti gli animali che lì avevano trovato rifugio e famiglia. Riusciranno a portare con loro solo il compagno di una vita, il pappagallo ara di nome Ara. Di tutti gli altri, volpi, serpenti, boa, scimmie, capre, gatti, cani, cavalli, un camaleonte, molti dei quali affidati dallo stesso servizio veterinario, compreso il compito di contenere le nascite dei piccioni, non hanno saputo più nulla. La beffa è che lo sfratto del 2015 è stato ingiunto per la costruzione di Fico, il grande parco a tema dedicato all’alimentazione Fico.

Una storia vera, come vera sono Annalisa e Giuliano che in scena a teatro raccontano il loro “Giardino dei ciliegi” insieme con la compagnia Kepler – 452 composta da Nicola Borghesi, Enrico Baraldi e Paola Aiello e che vede in scena oltre a Borghesi e Baraldi anche Tamara Balducci e Ludovico Lodo Guenzi, che i più hanno conosciuto come voce dello Stato Sociale, sì quello che scanzonatamente canta “Una vita in vacanza”. Una storia vera di intrecci e citazioni, di realtà e drammaturgia, dove il testo cechoviano si mescola con i ricordi dei due coniugi e il racconto di come hanno conosciuto i giovani attori, fra incontri, cene e telefonate, ispirandoli per una nuova e originale sceneggiatura teatrale presentata al Teatro Petrarca di Arezzo per il Festival dello spettatore.

E così il luogo dell’anima che nel testo di Cechov vede i ricchi proprietari terrieri Ljuba e Gaev vendere il loro amato giardino, si mescola con la storia dei coniugi Bianchi. Stesso dolore, stesso spaesamento ma diverso coinvolgimento. La drammaticità con cui Annalisa e Giuliana raccontano nei minimi dettagli il giorno in cui ricevono la lettera e il giorno dello sfratto, senza sapere dove avrebbero dormito e che fine avrebbero fatto i loro animali, colpisce diritto al cuore e allo stomaco. Il pretesto, tra la canzone dello Stato Sociale e la colonna sonora de La vita è bella,  per la scena finale in cui, nella drammaturgia cechovana, sarà Ermolaj, ex contadino, interpretato da Lodo Guenzi, a comprare il giardino. Nella realtà delle persone comuni purtroppo questo non succede e all’interrogativo su cosa significhi perdere le cose più care rispondono gli sguardi e i racconti di Annalisa e Giuliano che a ogni rappresentazione rinnovano il loro dolore, ma conquistano il pubblico.