Lucia Bigozzi
Economia

Dazi Usa, la tensione corre con l’oro. Ma il distretto aretino è fiducioso

Gli operatori: “Non siamo all’allarme rosso e possiamo anche orientarci verso altri mercati importanti”

“I dazi? Non avranno l’effetto che Trump auspica”, secondo gli orafi aretini

“I dazi? Non avranno l’effetto che Trump auspica”, secondo gli orafi aretini

Arezzo, 7 marzo 2025 – Trump scatena la “tempesta” dei dazi sull’Europa. E nel distretto aretino dell’oro corre la fibrillazione dell’attesa. Attesa di capire se Trump alza la voce per poi mediare o se questa volta calerà davvero la “mannaia” sulle eccellenze italiane, oro compreso, motore dell’economia locale. Export a rischio? Il quadro non è da “allarme rosso”, non per ora. Ma certo i dazi al 25% rappresentano un’altra “tassa” per gli imprenditori già alle prese col caro-energia, il costo dell’oro grezzo da oltre un anno sull’altalena dei rialzi e l’instabilità internazionale che rallenta i mercati. A rendere complesso il quadro c’è poi il periodo “nero” della moda - altro motore dell’economia aretina - inchiodata a una crisi che coinvolge anche aziende orafe specializzate negli accessori per calzature e pelletteria.

Va detto che alle mosse di Trump molto probabilmente corrisponderanno le contromosse dell’Europa e quelle dell’Italia pronte a restituire la pariglia piazzando dazi sui prodotti che dall’America arrivano nel nostro Paese. Ma quanto conta l’export dell’oro aretino negli States? Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio nel terzo trimestre 2024, gli Usa rappresentano il terzo Paese in cui esportiamo di più, preceduto da Turchia, che resta sul podio, e gli Emirati Arabi Uniti.

In valori assoluti, il totale delle esportazioni aretine Oltroceano al settembre 2024 è pari a 11 miliardi di euro, dei quali 5 riguardano la gioielleria. Di questi 5 miliardi, 360 milioni sono il controvalore in euro dei scambi commerciali della sola gioielleria verso gli Usa. La fetta più grande del business dell’oro di Arezzo è saldamente ancorato agli ordini dalla Turchia (che registra un boom esponenziale con oltre 3 miliardi) e dagli Emirati Arabi Uniti (538 milioni). Tornando ai numeri: al 30 settembre 2024 il valore dell’export totale aretino verso gli Usa è pari a 726 milioni, di questi 550 milioni è il valore dell’oreficeria e 185 quello dei metalli preziosi (i lingotti). L’effetto più pesante dei dazi sarà sulle tasche del consumatore finale e questo, in prospettiva, potrebbe penalizzare il distretto aretino sugli ordini. Ma è presto per dirlo e non è detto che accada in maniera automatica perché la storia dell’economia insegna che di fronte ai dazi, si trovano quasi sempre strade alternative. Quali? Triangolazioni con Paesi non ancora nel mirino di Trump, ad esempio. A questo si aggiunge l’opzione della riorganizzazione aziendale.

“I dazi? Non avranno l’effetto che Trump auspica”. Da Hong Kong dove partecipa alla fiera dell’oreficeria Marco Benedetti, al timone della Jessica Jewels, delinea un quadro di possibilità: “Molti imprenditori stanno pensando di diversificare sui mercati, altri di orientarsi su Paesi non toccati dai dazi, altri ancora di spostare la sede aziendale a Taiwan e da lì fare triangolazioni”. Aggiunge un altro aspetto: “In questa fase chi produce oreficeria è penalizzato perchè alle prese con l’impennata della materia prima. Un esempio: un grammo d’oro negli Stati Uniti oggi costa 190 dollari, prezzo al pubblico, cioè oltre il valore percepito”. Un freno agli acquisti è il rischio dietro l’angolo.