Cortona, 6 marzo 2021 - Ha perso il conto dei suoi Sanremo. D’altronde la carriera in casa Rai è cominciata quando era poco più che ventenne e prosegue senza soluzione di continuità da oltre 30 anni. Raggiungiamo il maestro cortonese Francesco Santucci, 1° sax alto clarinetto e flauto (anche se polistrumentista pluri diplomato) in una delle poche pause che il serrato ritmo del festival concede.
Francesco che Sanremo è quello del 2021?
“Davvero difficile, non lo nego. Il Covid ha reso tutto più in salita. Siamo sottoposti a controlli sanitari serrati, il rapporto umano tra noi è praticamente azzerato”.
Da quando tempo è a Sanremo?
“Ormai tre settimane”
Che aria si respira in città rispetto agli anni scorsi?
“Non sembra di essere a Sanremo. Il clima di festa che caratterizzava le precedenti edizioni non esiste. Strade vuote, locali storici serrati. E’ tutto inevitabile a causa del covid, ma fa tanta tristezza. Non si vive con la stessa spensieratezza e serenità di sempre”.
A che edizione di Sanremo è arrivato?
“Sa che ho perso il conto?! Considerando anche i “Sanremo Giovani” direi di essere arrivato almeno a 35 edizioni. Sono un veterano, non c’è che dire”.
Praticamente è di casa…
“Eh si, mi sento parte di questa grande famiglia”.
Quanto è cambiata la musica proposta dal palco dell’Ariston in questi anni?
“Moltissimo, così come è cambiato il pubblico e la distribuzione commerciale. La musica segue le stesse logiche che in questi anni hanno stravolto gli usi e costumi culturali. Tutto può cambiare da un mese all’altro. C’è molta omologazione”.
Quest’anno a causa del Covid dovete fare a meno anche del pubblico. Che effetto fa vedere quelle poltroncine in platea vuote?
“È come andare ad un ristorante e sedersi a mangiare per terra. Sbaglia chi pensa che un musicista suoni solo per se stesso. Parafrasando de Saint-Exupéry, “L’arte è negli occhi di chi guarda”. Nel nostro caso anche di chi ascolta. Il calore del pubblico è essenziale”.
Per i cantanti che calcano il palcoscenico siete diventati voi dell’orchestra il loro pubblico. Da casa vi vediamo applaudire calorosamente.
“Credo che sia importante in questo momento qualsiasi forma di incoraggiamento. Per gli artisti, che spesso sono anche amici di vecchia data, non è facile esibirsi in un ambiente sterile come quello di quest’anno”.
Anche per Amadeus e Fiorello non è facile l’edizione di quest’anno, non trova?
Loro sono bravissimi nonostante tutto e molto affiatati. Per Fiorello, comunque, questa è una delle prove più difficili di sempre. Uno come lui ha bisogno del pubblico per brillare.
Cosa farà al termine del festival?
Innanzitutto tornerò alla mia casa di Terontola e mi concederò un periodo di riposo per riprendermi, in compagnia dei miei amici a quattro zampe. Poi mi concederò, covid permettendo, un bel giro in moto. La pausa non durerà molto. Fortunatamente il mio telefono continua a squillare per organizzare concerti e masterclass. Mi sento un privilegiato in questo momento. La musica ha continuato ad illuminare la mia strada anche in piena pandemia.