Alberto Pierini
Arezzo

Jovanotti, da Sanremo serenata a Cortona: vince la serata, lancia Morandi, Woodworm risale

Il rapper invade l'Ariston e chiude con "Paese mio", il pezzo di Migliacci sulla sua città. Primo tra le Cover. Classifica generale: Gianni secondo, Rappresentante settima

Jovanotti, da Sanremo serenata a Cortona: vince la serata, lancia Morandi, Woodworm risale

Arezzo, 5 febbraio 2022 - Smoking bianco, papillon nero, fianco a fianco come gemelli diversi. Jovanotti e Gianni Morandi si mangiano il palcoscenico dell'Ariston. Il rapper cala dal paese che sta sulla collina, la sua Cortona, a sorpresa nel pomeriggio. Qualcuno lo avvista, le prime foto cominciano a bucare il velo di riserbo, alla fine la conferma della Rai.

Non può cantare la sua canzone, quella "Aprite tutte le porte" che con l'interpretazione di Morandi è l'unica forse a poter insidiare gli artisti in fuga, Elisa e Mahmood con Blanco. E' la serata delle cover, i pezzi celebri reinterpretati dai protagonisti di Sanremo e dai loro ospiti. Ma diventa la serata Jovanotti. Che finalmente va a sciacquare i suoi panni in riviera, l'uomo dei grandi concerti sulla spiaggia assaggia la Liguria e trasforma l'Ariston in una bolgia.

Il medley con i pezzi di Gianni e i suoi scatena il pubblico: tutti in piedi, tutti a ballare, dalla galleria alla prima fila dei vertici Rai, perfino il direttore di Rai Uno Coletta abbozza qualche passo di danza. Loro lassù, la strana coppia che affianca da sempre la musica ad un gesticolare frenetico, divertito, quasi agonistico.

Prima "Occhi di ragazza", omaggio implicito anche a Lucio Dalla, che ne aveva composto le musiche e lo mise in uno dei suoi dischi. E affettuoso sberleffo a Sanremo, che con uno dei suoi colpi inimitabili lo aveva bocciato nel 1970, non adatto al concorso ma del tutto idoneo a rimanere nella storia della canzone italiana.

Poi "Un mondo d'amore", la classica numerazione alla Morandi e soprattutto lo specchio di quel clima anni '60 che faceva dell'amore non solo un sentimento privato ma anche un'istanza politica: autore? Lui, signore e signori, Franco Migliacci: legatissimo a Cortona, primo omaggio sotto traccia al paese dalla cui collina Lorenzio Jovanotti è appena sceso.

Poi la parte del medley "farina" del sacco del magnifico cortonese, "Ragazzo fortunato": per anni Lorenzo lo ha usato come pezzo finale dei suoi concerti. E invece qui siamo solo all'inizio. Seguita da "Penso positivo", l'inno dell'ottimismo alla Jovanotti, di un bicchiere non mezzo pieno ma pieno fino all'orlo: e insieme il coraggioso sforzo di sdoganare un aggettivo (positivo) che una volta era tutto salute e da un paio d'anni è diventato il timbro della malattia.

Il vocabolario sanremese vuole, anzi pretende la sua parte. E se la prende. Così come Jovanotti torna in scena accanto ad Amadeus, e sciorina il pezzo che tutta Cortona aspetta: "Che sarà", la dedica di Migliacci al paese sulla collina. E pazienza se dopo il Festival perfino Coletta la intona, ma tanto è talmente bella che resiste a tutte le imitazioni, come la settimana enigmistica. Jovanotti la canta, ha deciso mezz'ora prima di sceglierla, solo noi sappiamo perché.

Intorno è una serata che vede Jovanotti e Morandi al centro della scena: vincono insieme il primo premio delle cover, e sempre insieme (uno paroliere e l'altro interprete) scalano il secondo posto della classifica generale. Resistono all'avanzata dei talent, i cui alfieri continuano a guadagnare posizioni, a cavallo di un televoto che premia sempre gli stessi.

Ma risale anche La Rappresentante di Lista, lanciata da Woodworm. Settimi assoluti, davanti solo i tre mattatori sul podio e il popolo dei talent. La loro performance fa ballare l'Ariston, Veronica argentata come domopack, Dario in corto al posto dell'amica e collega.Lanciano "Be my baby", secondo Rolling Stones al 22° posto tra le cinquecento canzoni più belle del mondo. Un altro sigillo degli anni '60, come se Sanremo fosse impegnato in un viaggio nel tempo, allora gioiello di un trio femminile invitato dai Beatles ai loro concerti.

La Rappresentante si sta guadagnando sul campo un posto al sole nel panorama della musica italiana. Parte stavolta con una vocina quasi affilata, proprio sullo stile di quegli anni, per poi far esplodere la sua voce.

Ambizioso anche Aka7Even, che si assesta al 14° posto in classifica: segni particolari il coraggio. Il sosia di Mahmood nella versione bravo ragazzo si arrischia ad uno dei pezzi difficilissimi di Alex Baroni, "Cambiare" e soprattutto a inseguire vocalmente Arisa, che è un po' come affrontare il K2 con le infradito.

Intorno scorre un festival dal quale rotolano fiumi di parole, in confronto ai quali i Jalisse sono dei ragazzi. Poco prima della finale una delle trasmissioni radio dalla riviera assegna il secondo posto del Festival 2010 a Pupo, Emanuele Filiberto (e fin qui ci siamo) e al tenore Mazzocchetti, sostituto nella ricostruzione di Luca Canonici, la vera medaglia d'argento di quell'anno.

Ma è il bello e il brutto di Sanremo, un tritacarne dove tutto passa e ne esce trasformato. Mentre Jovanotti completa la sua performance con una poesia di Mariangela Gualtieri: la sua "Bello Mondo" occhieggia alle lucciole nei campi, ai cani e ai gatti (altra passione di Jovanotti), a San Francesco, a Dante, a grandi bicchieri di vino. Mezzi pieni, anzi stracolmi nello stile del rapper e di una serata ritagliata sullo sfondo di un paese sulla collina