Arezzo, 13 gennaio 2022 - La Regione con quali strumenti e provvedimenti intende garantire in modo uniforme il diritto alla libera ricerca e alla libera raccolta dei tartufi in tutte le aree demaniali, così da evitare abusi e danni ad alcune categorie di tartufai? Ha intenzione di stilare una mappatura aggiornata dei territori tartufigeni toscani? Come si intende attuare la riperimetrazione delle tartufaie controllate che presentano al loro interno corsi d’acqua?. La mappatura delle tartufaie è fondamentale per definire le percentuali adibite alla libera ricerca, il problema di fondo è il rispetto della legalità anche in questa materia”. Lo hanno detto il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Gabriele Veneri ed il consigliere regionale della Lega Marco Casucci, che hanno presentato un’interrogazione in Consiglio regionale.
“Le associazioni dei tartufai chiedono da anni alla Regione Toscana di ammodernare e rivedere la disciplina normativa in oggetto, al fine di risolverne alcune lacune e modificare le disposizioni obsolete. Segnalano determinate criticità come la disomogeneità sul territorio regionale delle regole e dei comportamenti relativi alla cerca e coltivazione dei tartufi, la quale lede l’interesse collettivo; la tendenza a consentire la cerca e la raccolta dei tartufi a pochi soggetti invece che a tutti coloro che ne hanno autorizzazione; la mancanza di mappature aggiornate delle tartufaie naturali controllate e di quelle coltivate, nonché di una mappatura delle aree produttive, di quelle scarsamente produttive e di quelle improduttive; l’annosa problematica dei fossi, dei corsi d’acqua censiti e non censiti, che essendo demaniali non possono essere dati in concessione” sottolineano Veneri e Casucci. “La Toscana è una delle regioni italiane più importanti per la produzione di tartufi. La raccolta riguarda soprattutto il tartufo bianco, il più pregiato, e in misura secondaria altre specie variamente diffuse sul territorio regionale, quali il tartufo nero. La tradizione della cerca e della cavatura del tartufo rappresenta un patrimonio importantissimo per il nostro territorio, nonché un’eccellenza apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo, che crea un indotto economico di rilievo ed un prezioso richiamo turistico. Recentemente la “Cerca e Cavatura del tartufo in Italia: conoscenza e pratiche tradizionali” è stata iscritta nel patrimonio culturale immateriale dell’Unesco -ricordano Veneri e Casucci- Secondo i dati forniti da alcune associazioni di settore, il numero dei raccoglitori regolarmente in possesso del tesserino per la cerca e la raccolta si aggira intorno alle 7.000 unità. Si stima che gli introiti derivanti dal pagamento del detto tesserino siano di circa 650.000 euro annui”.