Fausto Sarrini
Sport

Addio Angelillo, il bomber dei 33 gol in campionato: portò l'Arezzo alle soglie della A

Non solo uno dei più grandi attaccanti della storia del calcio ma anche uno degli allenatori amaranto che resteranno nella storia. Fu uno dei tre "Angeli dalla faccia sporca"

Antonio Valentin Angelillo

Arezzo, 7 gennaio 2018 - Se ne è andato in silenzio Antonio Valentin Angelillo, un grande del calcio e uno dei più forti quanto indimenticabili allenatori della storia dell’Arezzo. Da tempo non stava bene e in giro per la nostra città dove viveva da tani anni si vedeva sempre meno. Lui e la famiglia avevano scelto la strada, rispettabilissima, della riservatezza. E anche la notizia della sua scomparsa, avvenuta l’altra sera a Siena dov’era ricoverato, è trapelata solo nella serata di ieri. Nato a Buenos Aires il 5 settembre 1937, aveva compiuto pochi mesi fa 80 anni. Grande attaccante – anche se con le sue doti poteva fare una carriera ancora migliore – suo è ancora il record di gol, 33 in altrettante partite nella stagione 1958-59 con la maglia dell’Inter.

Angelillo era diventato famoso in giovanissima età come uno dei tre "Angeli dalla faccia sporca", insieme a Maschio e al mitico Omar Sivori, protagonisti in un'Argentina, quella del 1957, di cui Gianni Agnelli disse che era la più forte squadra che avesse mai visto. Antonio Valentin era nato a Buenos Aires nel quartiere della Boca e aveva sfondato con la maglia dei Boca Juniors. Gli era rimasto il rimpianto di non aver potuto giocare i mondiali del 1958 (all'epoca non potevano essere convocati con l'Argentina i calciatori che militavano all'estero): avremmo ritardato, diceva, la fama di Pelè, che quel mondiale in Svezia lo vinse giovanissimo

Angelillo e gli altri Angeli dalla faccia sporca arrivarono in Italia nel 1958: Sivori alla Juve, Angelillo all'Inter di Moratti padre. Al suo primo campionato il poderoso centravanti, figlio di un macellaio di origine lucana, fece subito faville: 33 gol, che è ancora il record nel campionato a 18 squadre. Il primato assoluto gli è stato tolto appena due anni fa da Higuain, aveva resistito per quasi mezzo secolo.

Ma l'avventura nerazzurra andò a scontrarsi con l'arrivo in panchina di Helenio Herrera. Il Mago non sopportava i giocatori di forte personalità, chiese a Moratti di sacrificare Angelillo. Pretesto una presunta storia con la soubrette Ilya Lpoez, più leggenda che realtà. Ma ad Antonio Valentin costò lo stesso la cessione alla Roma. Poi i passaggi al Lecco e al Milan, dove nel 1968, da panchinaro, vinse il suo unico scudetto. A seguire la carriera di allenatore, culminata nell'Avellino in serie A.

Ad Arezzo (foto sotto da Amaranto Magazine) arrivò nell’autunno 1980 con la squadra ultima in classifica in serie C, chiamato dal presidente Terziani. Da lì cominciò la sua epopea in amaranto. Subito una splendida rimonta che culminò col quinto posto finale e la perla della vittoria nella Coppa Italia 1981: battuta la Ternana nella doppia finale, sconfitta 1-0 all’andata, vittoria 2-0 al ritorno.

Angelillo nello stadio comunale
Angelillo nello stadio comunale

Ma il bello doveva ancora venire. Formidabile la cavalcata nella stagione 1981-82 con la promozione in serie B: 47 punti in 34 partite, allora solo due a vittoria, nessuna sconfitta in casa ed è l’ultima volta da allora che l’Arezzo è rimasto imbattuto al Comunale. E’ ancora negli occhi di chi quel giorno c’era, la vittoria per 4-1 sulla Paganese il 30 maggio 1982 che sancì il salto in B a cui seguì una festa memorabile. Quella squadra resterà per sempre nella mente e nel cuore degli sportivi aretini. Giocatori come Pellicanò, la bandiera Domenico Neri, il bomber Gritti, Mangoni, Zanin, Malisan, Butti e gli altri.

Poi due stagioni in B, la prima cominciata bene, prima di un logico calo, ma il traguardo della salvezza centrato senza troppi patemi e senza più il cannoniere Gritti che era stato ceduto al Brescia. Tra le partite storiche il 2-2 col Milan in uno stadio strapieno, il 20 febbraio 1983 con la truppa del «generale » Angelillo che rimase addirittura in dieci uomini, fermando la corazzata rossonera.

Antonio Valentin Angelillo
Antonio Valentin Angelillo

Indimenticabile il campionato successivo, 1983-84, con il signor Antonio, tecnico di valore, pragmatico, concreto, che non sbagliava un cambio, una volta disse: «Lo spettacolo al circo, contano soprattutto i risultati», ma le sue squadre giocavano anche bene, tanto che Neri e compagni salirono addirittura per alcune giornate al primo posto: mai successo in B nè prima nè dopo per gli amaranto. Poi una flessione, ma al tirar delle somme un quinto posto che ancora oggi rimane il miglior piazzamento in assoluto nella più alta serie, la B appunto, mai raggiunta dall’Arezzo.

E’ stato, quello con Terziani presidente e Angelillo allenatore, uno dei più bei periodi, forse il più bello della storia del calcio amaranto. Grande entusiasmo, stadio pieno, un periodo d’oro in quella prima metà degli anni Ottanta. Nonostante il divorzio dall’Arezzo dopo quattro stagioni da protagonista, restò legatissimo alla città tanto da viverci con la moglie Bianca e i due figli. Tornò, Angelillo, a guidare gli amaranto nel febbraio 1988 con una squadra forte ma dove c’erano troppi problemi e purtroppo non riuscì a evitare la retrocessione.

Ma il suo nome resterà per sempre nella storia dell’Arezzo, come uno degli allenatori più grandi. Il ricordo di Domenico Neri, il giocatore simbolo di quegli anni: «E’ una notizia che mi dà un enorme dolore. Devo moltossimo ad Angelillo. Mi rigenerò e con lui oltre a splendide soddisfazioni tornai ad alti livelli».