D’AscoliNel calcio aleggia da sempre una domanda a cui si fatica a dare una risposta compiuta: quanto conta l’allenatore? Resto convinto che la differenza la facciano sempre i giocatori, non gli schemi. Ma oggi più che mai, oltre alla competenza tecnica e tattica, chi siede in panchina deve gestire i calciatori, le loro ansie, i loro dubbi, le loro fragilità. Emanuele Troise è stato confermato all’indomani di una partita agghiacciante, non la prima di una stagione in cui la posizione in classifica, non disprezzabile, non si è mai accompagnata a una continuità di risultati, a un’idea compiuta di gioco e a una chiarezza sui ruoli dei giocatori. Non servo io per dire che Mawuli non è un trequartista ma un mediano, Gilli in difesa non può cambiare posizione ogni partita e che Capello va schierato dal primo minuto, visto che l’Arezzo col falso 9 non funziona. Insomma, Troise avrà pure "una squadra di teste di cazzo", per dirla come il furibondo Manzo, ma sta dimostrando che l’allenatore conta, anche in negativo, più di quanto si immagini. Soprattutto quando dà prova di incoerenza, debolezza e improvvisazione. Per questo va esonerato.
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