
Massimiliano Benassi è stato l’estremo difensore sia del Perugia che dell’Arezzo
di Luca Amorosi
AREZZO
Massimiliano Benassi ormai è aretino d’adozione. Abita in città da anni e la vive nella sua quotidianità, "dal Saracino al padel club di San Marco", ha un figlio tifosissimo dell’Arezzo – testuali parole – e quando può viene al Comunale. Sabato sera non potrà esserci, ma Arezzo-Perugia resta una partita speciale per lui, che ha vestito sia la maglia del Grifo, dal 2008 al 2010, sia quella amaranto in due stagioni (2014/15 e 2016/17).
Benassi, che ricordi ha di Perugia e Arezzo?
"Belli, con entrambe le maglie. Penso alla stagione dopo il ripescaggio, sopra le righe per come eravamo partiti, oppure ai derby contro l’Arezzo quando ero a Perugia, in cui ero sempre tra i migliori. Con i tanti amici di Arezzo ci scherziamo ancora oggi, ma la cosa più importante è che entrambe le tifoserie mi hanno voluto bene e mi hanno rispettato, anche da avversario".
Che derby sarà?
"Mi aspetto una partita divertente e aperta a qualsiasi risultato. Sia l’Arezzo che il Perugia ora sono squadre propositive, con allenatori che amano il gioco offensivo. Da quando è arrivato Cangelosi, il Perugia ha cambiato passo. Anche l’Arezzo di Bucchi i punti li fa: pareggia poco, ma è meglio una vittoria e una sconfitta che due pareggi".
Si aspetta anche più gente allo stadio?
"Sì, anche se ad Arezzo uno zoccolo duro di tifosi c’è sempre. Manca solo una scintilla, che come ovunque arriva dai risultati, basti pensare allo stadio pieno in Arezzo-Pianese in D. Dispiacerà non vedere i tifosi ospiti: per me è un mezzo derby così, perché sono i tifosi a rendere queste sfide speciali, anche per chi scende in campo".
Nel complesso, che Arezzo ha visto quest’anno?
"Una squadra che ha fatto fatica, secondo me, ad assimilare le idee di Troise dopo due stagioni con Indiani e concetti diversi. Non è stata trovata la quadra e di conseguenza è mancata continuità. Al suo arrivo, Bucchi ha cercato di dare fisionomia a una squadra non sua e, dopo un inizio in salita, ci sta riuscendo. Ho avuto modo di parlarci, è un tecnico serio e preparato. Sul campo, l’Arezzo ora deve affidarsi ai suoi giocatori di spicco, in primis Pattarello ma anche Trombini".
Da portiere, le piace?
"Molto. Trombini mi ricorda un po’ me per caratteristiche. Ha fatto molto bene in D e poi anche in C, dimostrando di meritare la categoria. Mi piace perché è un portiere "d’attacco", come li chiamo io: portieri moderni, che escono anche fuori area e giocano molto con i piedi".
Prospettive per il finale di stagione e il futuro?
"Mi sento ormai aretino e da aretino dico che con il presidente Manzo siamo in buone mani rispetto al recente passato con società traballanti. Sta dimostrando con i fatti di essere il principale artefice di un progetto ambizioso: pensiamo agli investimenti per stadio, tv, campi, hotel. Nel giro di qualche anno penso che l’Arezzo possa rifare la serie B, dove questa città merita di stare. Me lo auguro di cuore".
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