FAUSTO SARRINI
Sport

Le imprese di Santeroni

50 anni vinse il tricolore inseguimento e la Coppa d’Oro. Il premio con Faltoni

di Fausto Sarrini

Walter Santeroni aveva le stimmate del campione. Gran fisico, talento, eppure la sua carriera nonostante grandi soddisfazioni nelle categorie giovanili, non è decollata: "Per diventare un big è necessario che ci siano più situazioni favorevoli" - dice Walter, nato a Savona il 26 luglio 1952 ma cresciuto a Paciano, a uno sguardo dal Trasimeno, dove vive ancora: "Anche se adesso d’inverno mi trasferisco alle Canarie, con bici al seguito, eccetto quest’anno visto che c’è l’emergenza Covid".

Cinquant’anni fa, nel 1970, Santeroni visse una grande stagione tra gli Allievi, che a quel tempo avevano l’età degli juniores di oggi. Con la maglia dell’Uc Aretina, conquistò Coppa d’Oro e campionato italiano inseguimento su pista. Sentiamo il suo racconto: "Oltre alla passione per la bicicletta avevo quella per le moto, caddi e mi infortunai. Dopo un pò di stop, per riprendere, feci il campionato toscano dell’inseguimento, senza allenamento specifico. Risultato? Vinsi. Allora mi portarono al tricolore e conquistai anche quello".

E la Coppa d’Oro?

"Grande gara per allievi a Borgo Valsugana nel trentino. Partii in macchina con amici, facemmo un giro a Venezia, in corsa staccai tutti sulla salita di Telve e arrivai solo. Secondo Bortolotto, che poi è andato forte da professionista. In gara c’erano anche i fratelli Baronchelli. Al vincitore spettava solo una lira, quella era una corsa particolare perché il premio grosso andava al direttore sportivo. Io avevo Ivo Faltoni, il mio scopritore, fu lui che vedendomi a una gara amatoriale mi convinse a correre, anche se per me era un gioco. Ivo vinse una Fiat 500 ma in soldi mi dette la metà del premio".

E ancora: "Quando cominciai i miei genitori non volevano e a un certo punto smisi davvero. Non pensavo pù alla bici, ma un giorno lessi delle imprese di Baronchelli al Giro e al Tour de l’Avenir. Mi tornò la voglia di correre, anche se devo dire che Gibì potenzialmente era il più forte della mia generazione fra gli italiani. Per diventare un grandissimo gli è mancato il carattere".

Da dilettante che annata nel ’77: "Vinsi la Coppa del Marmo a Carrara, feci un gran Giro d’Italia indossando anche la maglia di leader a Laterina e un ottimo mondiale".

Da professionista una sola stagione....

"Sesto al prologo del Giro ’78, ma volevano che spingessi Bitossi e Basso, non era per me".

Poi macchinista di treni nella vita e ancora bicicletta da ciclomatore, con due titoli mondiali, nel 2002 e 2008 e un tricolore ex professionisti nel 2009.