di Andrea Lorentini
"Confermo tutto quello che ho scritto nel post su Facebook. L’Arezzo è in vendita. Noi ci fermiamo qua, Ho deciso di dire basta perché sono stanco di prendere insulti e perché ormai è fin troppo evidente che non siamo più graditi in città. Domenica a Montespaccato sono dovuto uscire dallo stadio scortato dalla polizia. C’è un limite a tutto". Guglielmo Manzo e la Mag sono pronti a lasciare, Quello che poteva sembra uno sfogo a caldo in risposta ad un tifoso sui social, in realtà, è una decisione che sembra ormai definitiva nella testa del patron amaranto. "Sono pronto a trattare con chi è interessato a comprare la società, ma venderò solo a gente seria e non al primo scappato di casa. Chi vuole l’Arezzo dovrà firmare un patto di riservatezza e portare avanti una trattativa seguendo tutti i passaggi". Il presidente ammette che qualche abboccamento c’è stato ma siamo ancora in una fase preliminare. Poi svela un retroscena. "Ho avuto una sola trattativa con un imprenditore aretino, ma voleva che gli cedessi l’Arezzo a gratis. Non se ne parla neanche". Fa, però un’apertura. "Credo che in questa città ci siano imprenditori seri. Sono disposto a sedermi al tavolo con coloro che decidessero di mettersi insieme per un progetto concreto". Non fissa un prezzo. "Non mi permetterei mai. Eventualmente ci penseranno avvocati e commercialisti a dare il valore che incontri domanda e offerta".
Manzo torna poi sull’assemblea dei soci e sul rapporto ormai rotto con Orgoglio Amaranto. "L’aumento di capitale, oltre alle riserve che avevamo a bilancio ci permette di ripianare la situazione debitoria. A chi verrà dopo di noi lasciamo una società pulita, senza passivo. Il comitato giudica una forzatura i 60 giorni di tempo per sottoscrivere la ricapitalizzazione? Servono soldi per mandare avanti il club e non potevo aspettare all’infinito. Mi auguro che verseranno la loro quota, altrimenti pazienza". Nel frattempo c’è una stagione da concludere. Manzo anche su questo aspetto è molto chiaro. "Da qui in avanti ci limiteremo ad una gestione ordinaria. Non investiremo un centesimo in più nell’Arezzo, ma non chiuderemo baracca come sento dire. A fine stagione, se saremo ancora noi al timone, iscriveremo la squadra alla serie D, ma non effettueremo alcuna domanda di ripescaggio. Quando parlo di non investire più intendo anche questo". Infine aggiunge. "Sto anche pensando di dare le dimissioni da presidente proprio perché la misura è colma. Abbiamo commesso molti errori, ma sempre in buona fede. Non avrei cambiato cosi tanti giocatori e allenatori se non avessi pensato di risolvere le situazioni. Di sicuro ci siamo fatti mal consigliare e abbiamo sbagliato nella scelta delle persone a cui affidare alcuni ruoli."
Nel frattempo Orgoglio Amaranto ha convocato per il 25 febbraio l’assemblea dei soci nella quale verrà messa a votazione la decisione finale se aderire o meno all’aumento di capitale che si aggira sui 30mila euro. Il comitato di azionariato popolare è ad un bivio: restare all’interno della compagine sociale oppure uscirne dopo 12 anni. Rimanere vorrebbe dire anche poter esercitare un controllo su eventuali trattative per la cessione del club.